Ogni passo una certezza

Saluto
Luigi Giussani

Sine tuo numine
nihil est in homine
nihil est innoxium.

Senza il tuo soccorso
nell'uomo nulla vi è di buono
nulla che non gli faccia male.
(Dal Veni Sancte Spiritus)



Le parole di don Giussani al termine degli Esercizi spirituali estivi dei Novizi dei Memores Domini.
La Thuile, 8 agosto 1999


Dell'idea sottolineata da Carrón, dal mio amico Carrón, sulla identificazione di Cristo come l'uomo che ci fa uomini, che spiega l'umano - l'umanità di Cristo essendo la ragione che ci spinge nella vita, che ci attira e che ci spinge -, è troppo bello parlarne, poterne parlare anche per me.
Vi devo raccomandare una sola cosa: seguiteli, state insieme a coloro che, più grandi, o improvvisamente sorgendo sulla vostra strada, vi hanno colpito o vi hanno fatto fare un incontro, si è detto. Vi hanno fatto fare un incontro, ma di persone ne incontrate tante, di momenti belli ne potete passare tutti, ma quell'incontro ha un significato per noi che è più radente l'anima dell'uomo. Quell'incontro è qualcosa che si è visto, sentito, gustato; comunque si è partecipato, in qualche modo, a qualcosa che era diversa.
Era una cosa diversa, non pensabile prima, impensabile, inimmaginabile! Non è che l'abbiamo immaginata o pensata subito dopo l'incontro fatto, ma non si può più toglierla dall'anima, dalla memoria. Non si può più toglierla, perché aveva delle caratteristiche che investono tutta la persona, che investono la vista, che toccano alla radice tutti gli interrogativi che noi abbiamo, tutti.
Non è che comprendiamo che cosa dica, che cosa ci faccia dire o scoprire rispetto a tutti gli interrogativi che abbiamo: questo lo sarà col tempo, se voi camminate insieme a quell'individuo, a quegli individui con cui avete fatto questo incontro, da cui siete stati toccati o scioccati per un accento e per una revisione delle cose, per una visione nuova delle cose a cui, magari anche, non avete potuto aderire subito. Non avete potuto aderire subito, era una cosa che non potevate comprendere, non potevate immaginare, ma se avete continuato, magari sempre con l'animo scettico, ironico o insoddisfatto, a un certo punto, quando le cose della vita incalzano nella loro capacità totale di influsso sulla vita - la vita dimostra la sua unità in quel momento terribile che si chiama morte, quando tutto si sfascia -, quando foste arrivati a questo punto ultimo, vi ritornerebbe quella sorpresa, la sorpresa di quell'incontro, di quanto quell'incontro colpiva la verità, compiva il desiderio del cuore.
Per essere fedeli non ci vuole molto: basta essere veramente impegnati con la propria vita, basta avere una sensibilità, quella sensibilità che l'intelligenza ultimamente realizza accostando cose e avvenimenti secondo una attenzione, per una attenzione, una affezione ultima dell'anima (un'affezione ultima dell'anima!) che riguarda il vostro destino. Che riguarda il vostro destino, perché (l'ho ricordato a Roma l'anno scorso, il 30 maggio), accostando qualcosa in cui Gesù c'entra, è centrato, che è in qualche modo nato da Lui, Gesù dice - è la cosa che più mi ha colpito fin da ragazzo, ma mi faceva nascere l'angoscia del timore, il timore che una certa moralità sostiene, alimenta -: "Che importa se ti prendi tutto quel che vuoi e poi perdi te stesso? O che darà l'uomo al posto di se stesso? Che darà l'uomo invece di se stesso?
"Che è mai l'uomo?", diceva il Salmo 8. Che è mai l'uomo? Sappiamo la risposta, ma la risposta è data da Gesù che, parlando all'io, al singolo, dice: "Che importa se tu prendi tutto il mondo, prendi tutto quel che vuoi, e poi perdi te stesso?".

don Giussani