Gioventù Studentesca: riflessioni sopra un'esperienza

Da Il cammino al vero è un’esperienza, Rizzoli, Milano 2006, pp. 25-28
Luigi Giussani


Direttive metodologiche per il richiamo

Il richiamo cristiano deve essere:
- Deciso come gesto
- Elementare nella comunicazione
Condizioni per essere elementari: libertà, azione, concretezza
- Integrale nelle dimensioni
Dimensioni del richiamo cristiano: cultura, carità, cattolicità
- Comunitario nella realizzazione
Fattori della comunità: adesione personale, funzionalità, autorità, unità sensibile.


Deciso come gesto

1. La prima condizione per raggiungere tutti è una iniziativa chiara di fronte a chiunque.

2. Può essere illusione ambiguamente coltivata quella di introdursi nell’ambiente o di proporsi alle persone con una indecisione tale da sminuire il richiamo, nel timore che il suo urto contro la mentalità corrente indisponga gli altri verso di noi, e crei insormontabili incomprensioni e solitudini.
Si possono così cercare, magari con ansiosa scaltrezza, accomodamenti e camuffamenti che rischiano troppo facilmente di rappresentare dei compromessi dai quali è poi assai arduo liberarsi.

3. Non dobbiamo dimenticarci che questa «mentalità corrente» non esiste solo al di fuori di noi, ma ci permea fin nel profondo. Per cui l’indecisione nell’affrontarla può costituire una posizione rovinosa per noi stessi.

4. Per essere onesti, ad un certo momento occorre porsi di fronte ai problemi seri, non solo nell’ambito interiore della propria coscienza, ma anche nel dialogo con gli altri.

5. Per questo occorre la forza di mettersi contro, che è quanto Cristo ci ha chiesto per farci entrare nel Regno: «Chi avrà avuto vergogna di me di fronte agli uomini, anch’io avrò vergogna di lui di fronte al Padre mio».

6. Forza, cioè coraggio (virtus, in latino): in fondo ciò che occorre è un po’ di quella virtù con cui Matteo, Zaccheo e la Maddalena affermarono la loro scoperta cristiana di fronte all’ambiente in cui erano immersi.
O, se si vuole, ciò che occorre è rinnovare la testimonianza di Stefano di fronte al Sinedrio: sfidare l’opinione di tutti per seguire Gesù.


Elementare nella comunicazione

1. È attraverso noi che Cristo si ripropone agli uomini; è il nostro atteggiamento e la nostra parola che costituiscono il richiamo attraverso cui gli altri possono conoscerlo.
Perché tale richiamo possa essere rivolto a tutti, deve essere elementare nella comunicazione, cioè semplice.

2. La semplicità consiste non tanto in un modo di esporre, ché questo può essere capacità non comune, quanto nel prescindere da ogni complicazione, cioè nell’essere essenziali.

3. Anche il richiamo di Cristo alle origini fu semplice ed essenziale: infatti ha proposto obbligatoriamente solo verità precise (i dogmi), i gesti sacramentali e l’autorità nella comunità.
Così la Chiesa è discretissima nel fissare i punti obbligatori.

4. È facile comprendere la bontà di questo comportamento di Cristo e della Chiesa. Solo la semplicità, infatti, ha la duttilità per un riferimento ad ogni singolo. E solo l’essenzialità ha la capacità di far arrivare allo scopo, eliminando fatiche non necessarie.
La precisione nell’individuare i fattori essenziali dell’esistenza porta:

a) ad una forte sottolineatura del loro valore, e quindi ad un forte attaccamento ad essi;

b) ad una larga comprensione per tutte le posizioni sopraggiunte, ad una capacità di valorizzare ed abbracciare infinite varietà di traduzioni del valore.

5. C’è una osservazione da meditare. «Elementare» non vuol dire «generico», ma piuttosto preciso negli elementi sostanziali e libero di fronte a qualsiasi traduzione.
Gesù disse: «Andate nel mondo universo e predicate a tutte le genti». Ognuno ha la responsabilità di un compito ben preciso: «Andate e predicate», ma è liberissimo di scegliere il modo, nell’ambito della sua particolare vocazione.