L'intervento di Julián Carrón alla XI assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi

SINODO DEI VESCOVI
Julián Carrón

L’Eucaristia, il metodo di Dio con la sua creatura

Beatissimo Padre,
Venerabili Padri,
Fratelli e sorelle:

ben consapevole della mia sproporzione rispetto al gesto che stiamo vivendo, mi permetto offrire alcune riflessioni a partire dalla Parte IV dell’Instrumentum Laboris: “Eucaristia nella missione della Chiesa”, con particolare riguardo al n. 78.

La situazione dell’uomo contemporaneo è disseminata di difficoltà, ma nessuna di esse riesce a eliminare l’attesa del cuore. È la natura stessa del cuore dell’uomo che lo spinge a sperare. Ma, allo stesso tempo, non di rado la fatica di trovare una risposta lo spinge a dubitare sulla possibilità di un destino positivo.

L’uomo di oggi prenderà sul serio la proposta cristiana, se la percepirà come una risposta significativa al grido del suo bisogno umano. Per questo tutta la sfida che dobbiamo affrontare nell’annuncio consiste nel vivere il contenuto della fede, in modo da mostrarne la rilevanza antropologica, cioè la sua sovrabbondante corrispondenza alle esigenze originali del cuore.

1. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Il culmine di questa iniziativa gratuita del Padre è costituito dalla morte e risurrezione di Cristo, espressione ultima di questo amore, attraverso il quale Cristo ha riconciliato definitivamente gli uomini con Dio, rendendo possibile la vera comunione con Lui.

Invitando i discepoli a realizzare il gesto eucaristico in Sua memoria, Gesù Cristo rende possibile per ogni uomo «una misteriosa contemporaneità» della sua Presenza in ogni momento della storia (Ecclesia de Eucaristia 5; Veritatis Splendor 25). Attraverso l’azione eucaristica, che rende presente il suo amore senza confini, Cristo stesso ci spinge a «non vivere più per noi stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per noi» (2Cor 5,14-15).

L’uomo che accoglie con fede il dono del Corpo e del Sangue del Signore partecipa di quella novità che Cristo ha introdotto per sempre nella storia, ed entra in quella comunione che Egli vive con il Padre nello Spirito. Così l’apostolo ha potuto dire: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17). Questa realtà si esperimenta come unità nuova che supera tutte le divisioni che contrappongono gli uomini: «Non c’è più Giudeo né Greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).

2. «L’Eucaristia – ha detto don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione – è la suprema conferma del metodo che Dio stabilisce con la sua creatura, quello di rendersi presente dentro un segno visibile e tangibile, perciò sperimentabile». È un avvenimento dentro la storia: Gesù stesso è la manifestazione suprema di questa modalità con cui Dio non abbandona la sua creatura, ma ha pietà di essa, facendo dell’umanità di Cristo il segno efficace della sua Presenza reale. Il Signore ha voluto fare dell’Eucaristia il sacramento dell’unità dei cristiani in Lui e con Lui, rendendoli testimoni, segno e strumento del disegno salvifico di Dio (Lumen Gentium 1,48). L’Eucaristia, infatti, è un modo di “essere” che passa da Gesù al cristiano – il battezzato – e, per la sua testimonianza, tende a diffondersi nella società e nella cultura (cfr. Mane nobiscum Domine 25-26). Secondo la sua natura sacramentale, la Chiesa incide nella storia perché suscita ed educa persone che si sono lasciate coinvolgere nella novità di vita di Cristo e perciò possono comunicarla ai loro fratelli uomini. In questo modo, attraverso la vita cambiata di coloro che appartengono a Cristo, Dio continua a interpellare la libertà degli uomini in qualsiasi luogo e circostanza (lavoro, famiglia e amicizie, tempo libero).

3. Solo la Presenza unica del Signore può commuovere la persona in tutta la profondità dell’attesa del suo cuore. Per questo, davanti alla sfida dei tempi, diventa indispensabile il sacramento dell’Eucaristia in tutta l’efficacia dei suoi frutti di vera comunione e di umanità nuova. Noi vediamo con stupore manifestarsi questa efficacia nelle palafitte e nelle favelas del Brasile, tra gli universitari del Kazachstan, tra i malati di Aids in Uganda o nelle grandi metropoli degli Stati Uniti. Tutti noi abbiamo bisogno, oggi, della presenza di testimoni che vivono veramente in questa comunione che il Signore ci dona sacramentalmente, la comunione di coloro che sono «scelti, secondo la Provvidenza di Dio, per continuare, a loro volta, la successione dei suoi testimoni» (Newman). Così, incontrandoli, riconosceremo con stupore e gratitudine che la presenza di Cristo sta in loro e glorificheremo Dio per la persona del suo Figlio (Gal 1,24) e per il dono dell’Eucaristia. Noi stessi, in questa dinamica sacramentale, ci trasformeremo secondo l’Immagine gloriosa che attira il nostro sguardo (2Cor 3,18). Potremo così, attraverso tutta la nostra esistenza, fare risplendere la luce di Cristo, affinché gli uomini e le donne del nostro tempo trovino motivi per credere e per sperare che si adempiranno le promesse iscritte nel profondo del loro cuore, manifestate e attuate pienamente nella consegna eucaristica di Cristo.

Molte grazie.