Saluto di don Julián Carrón

Mosca - Paolo Pezzi
Julián Carrón

Al termine della cerimonia don Julián Carrón ha rivolto il seguente saluto al neo Arcivescovo

«Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità». Queste parole del grande Solov’ëv dicono il sentimento con cui oggi partecipiamo a questo avvenimento. È una gratitudine immensa per l’imponenza della grazia del Signore, che porta avanti il Suo disegno attraverso la disponibilità di coloro che attira a sé facendoli amici dei fratelli uomini, cioè testimoni. Questo è, per noi, il significato dell’ordinazione episcopale di don Paolo Pezzi: una immedesimazione con la missione di Gesù che vuole la felicità dell’uomo.

La passione per la gloria umana di Cristo nella storia, compagnia di Dio all’uomo, è la testimonianza che don Giussani ci ha dato per tutta la vita. Da lui abbiamo imparato l’entusiasmo per l’Ortodossia, grati ai fratelli ortodossi per averci testimoniato quella Sobornost che l’Occidente ha abbandonato per affermare l’individuo che, rifiutando di appartenere a Dio, ha finito per essere schiavo di tutte le circostanze perdendo la sua libertà.

La lunga storia di amicizia col popolo russo ci ha fatto vivere l’ecumenismo come un’apertura senza confini, come un essere trascinati dallo stupore per la Bellezza - a voi così cara -, pronti a esaltare tutto ciò che di vero esiste in chiunque.

In questo giorno di festa per la Chiesa cattolica in Russia, ci sostiene il desiderio di quell’unità che abita nel cuore di Benedetto XVI e che Gesù ha raccomandato ai suoi discepoli come segno della Sua vittoria. Umilmente lo domando come dono alla Madonna della Tenerezza.