Messaggio agli amici colpiti dal terremoto in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto

Julián Carrón

Cari amici, questo è il momento della persona!
Dobbiamo renderci conto di Chi ci dà la vita adesso, di Chi ci dà il punto di appoggio sicuro per affrontare questa situazione senza fuggire. Ora le spiegazioni penultime non servono.
Anche «se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare», «Tu sei il mio Dio»: questa è l’espressione ultima della autocoscienza dell’uomo. Io chi sono? Sono una parte di questo tutto che crolla o sono qualcosa d’altro?

Ciascuno, per stare davanti al reale, è costretto a non rimanere nell’apparenza. Qui si vede chi siamo, dov’è la nostra consistenza. Il terremoto può essere l’occasione attraverso cui il Mistero ci fa prendere coscienza di noi stessi domandando a ciascuno di noi: «Vi rendete conto chi siete voi e Chi sono io?».

Rispondere a questa domanda non lo si fa una volta per tutte. Occorre rispondere in continuazione, come giudizio, come riconoscimento di Chi ci fa ora.
Come ci diceva don Giussani, io sono «tu-che-mi-fai».