Saluto a conclusione del Triduo pasquale di GS

Rimini, 19 aprile 2014
Julián Carrón


Cari amici,

il desiderio di essere felice, prima o poi, si affaccia sulla vita di ciascuno. Da quel momento la vita è diversa. E uno capisce che è una cosa seria. «La vita è mia, irriducibilmente mia», diceva don Giussani. Niente è così serio come la vita. Perché è in gioco la felicità. Cioè la ragione del vivere.

E allora la vita diventa drammatica.

Perché?

Perché non si può vivere più come se un desiderio così struggente non si fosse reso presente. Per il fatto stesso di avvertirlo, io sono già diverso. Dal momento in cui l’ho presentito, ho smesso di essere un bambino.

Inizia così l’avventura del vivere. E la lotta.

È la lotta tra il prendere sul serio questo desiderio e il fare finta di non averlo avvertito.

Ma c’è un inconveniente: occorre volersi veramente bene per ingaggiare questa lotta a cui tutto il mio essere, tutta la mia umanità, mi spinge senza sosta.

La vita è, alla fin fine, un problema di affezione. Di affezione a sé.

Proprio per ridestare questa affezione, «Uno morì per tutti». E risorgendo ha vinto. Come documentano le facce di Pietro e Giovanni nella corsa verso il sepolcro la mattina della resurrezione.

Chi non desidera una affezione così?

Buona Pasqua, amici.

Scarica il formato PDF:

Saluto a conclusione del Triduo pasquale di GS

Rimini, 4 aprile 2015
Julián Carrón

Carissimi,
la realtà, insieme al cuore, è la nostra grande alleata.
Alleata contro noi stessi quando ci lasciamo prendere dalle nostre paturnie e dalle nostre paure.
Per fortuna la realtà è testarda. Ed è più reale dei nostri dubbi.
Si impone nelle nostre giornate – qualunque sia il nostro stato d’animo − senza chiederci il permesso.
Lo vediamo quando ne sentiamo tutta l’attrattiva imbattendoci in un volto amato.
Per questo, negare la sua evidenza è da pazzi. Negarla è come negare se stessi.

Riconoscerla è facile. Basterebbe cedere alla sua attrattiva, come un bambino di fronte allo spettacolo di una montagna. Significa essere degli ingenui? No. Semplicemente vuol dire essere semplici, leali con quello che vedono gli occhi.

Eppure tante volte sembra che la paura del nulla ci assalga. E allora? Ecco che torna a farci compagnia la nostra grande alleata: la realtà è la più grande smentita del nulla. C’è!
Fragile? Fugace? Effimera? Ma c’è. Senza possibilità di appello!

C’è un solo inconveniente: occorre la libertà per riconoscerla. Grazie a Dio! Chi di noi vorrebbe essere amato da degli schiavi, da dei robot, meccanicamente? Io no, mai!

Per facilitare il suo riconoscimento, il Mistero è diventato carne, è morto ed è risorto per noi. L’imponenza della Sua presenza era tale che non lasciava indifferente nessuno.
Come ci ha detto papa Francesco in piazza San Pietro, «Andrea, Giovanni, Simone: si sentirono guardati fin nel profondo, conosciuti intimamente, e questo generò in loro una sorpresa, uno stupore che, immediatamente, li fece sentire legati a Lui...».

Don Giussani ci ricorda che «il cammino del Signore è semplice come quello di Giovanni e Andrea, di Simone e Filippo, che hanno cominciato ad andare dietro a Cristo: per curiosità e desiderio. Non c’è altra strada, al fondo, oltre questa curiosità desiderosa destata dal presentimento del vero».
Solo chi asseconda questa curiosità desiderosa potrà scoprirlo.

Intanto, Lui attende il nostro riconoscimento. Libero. «E quando noi arriviamo, Lui stava già aspettando» (papa Francesco).

Il cristianesimo è una strada solo per uomini che non rinunciano alla loro ragione e alla loro libertà.

Buona Pasqua, amici.

Scarica in formato PDF