La schiena di Parker

A cura di D. Rondoni e M. S. Falagiani
Flannery O'ConnorBUR - Milano 2010
Pagine: 396


Flannery O'Connor, considerata una delle migliori scrittrici americane del prima dopoguerra, rimane una pietra di scandalo per la maggioranza dei critici, che pur affanandosi a cercare di scoprire le ragioni della scrittura - simbolica e realista, regionalista e universale, grottesca e letterale -, sono spesso distanti dall'individuare la sua autentica poetica. Per lei può valere quanto Pavese scriveva a proposito di William Faulkner: "Non è... né il campione nazionale dell'igienica moralità, né il sovvertitore, altrettanto puritano, degli schemi moralisti nazionali, come sono nel Nordamerica tutti i ribelli da trent'anni a questa parte".
Immedesimandosi nelle vicende dei personaggi dei suoi racconti, Flannery O'Connor porta il lettore a confrontarsi con le grandi questioni dell'esistenza - il senso della vita, la libertà e il destino, i sentimenti e la dimensione metafisica -, e con il mistero che, inatteso e imprevedibile, si manifesta sempre nella vita dell'uomo, offrendogli la possibilità di comprendere la caducità delle certezze sulle quali è fondata l'esistenza.