«Vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). Saluto di Julián Carrón all’inizio del Triduo pasquale di GS
Rimini, 24 marzo 2016
Carissimi,
commuove che Gesù ci chiami amici.
Che cosa significa questo?
Amico è uno che ama la mia vita, il mio compimento, la mia pienezza.
È questa pienezza che voglio, che attendo segretamente da quando il desiderio di felicità ha cominciato a balenare dentro di me.
Tuttavia, malgrado questo desiderio sia così impellente – ogni fibra del nostro essere lo grida −, che fatica assecondarlo nella vita quotidiana! A volte, infatti, ci sembra addirittura contro di noi, tanto è lancinante. Altre volte ci domandiamo se non sarebbe meglio per noi che non fosse così incalzante.
Tutti sappiamo per esperienza che non è facile trovare chi vive all’altezza del proprio desiderio.
Allo stesso modo sappiamo che senza la presenza di un amico grande ci arrenderemmo presto davanti alle urgenze della vita.
È a questo punto che si rende palese il significato dell’amicizia di Gesù.
Senza un amico come Gesù, che ci accompagna e ci sostiene, sarebbe quasi impossibile non gettare la spugna. Perciò comprendiamo la verità delle Sue parole: «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5); e allora Gli diciamo: «Senza di Te non possiamo fare nulla».
È il Suo abbraccio che ci salva. Con Lui accanto la vita è diversa, più piena.
Come Lo avranno percepito amico i discepoli per rispondere a Gesù, come ha fatto Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna» (Gv 6,68), Tu solo hai parole che riempiono la vita.
In questo Anno Santo della misericordia e in questi giorni della Sua passione, morte e risurrezione, vi auguro che diventi sempre più vostra la domanda che sorge nel cuore di chi è raggiunto dal Suo sguardo amico: Chi sei tu, Cristo, chi sei tu che non possiamo fare a meno di Te, una volta che Ti abbiamo incontrato?
Buona Pasqua!
Il vostro amico Julián
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