Cara beltà

Da Luigi Giussani, Le mie letture, Bur, Milano 2008, pp. 26-31
Luigi Giussani


A un certo punto della sua vita, in un momento equilibrato e potente, (…) Leopardi stende il suo inno non a questa o a quella donna, non a una delle tante donne di cui si era innamorato, ma alla Donna, col D maiuscolo, alla Bellezza, col B maiuscolo. È l’inno a quella amorosa idea che ogni donna gli suscitava dentro: idea amorosa che è intuita come una presenza reale. Credo che basti leggere questo canto per sentirsene conquistati. È intitolato Alla sua donna. (…)
È stato rileggendo questo brano che, quando avevo quindici anni, mi si è illuminato improvvisamente tutto Leopardi, perché questa è una sublime preghiera. Mi sono detto: che cosa è questa Bellezza col B maiuscolo, la Donna col D maiuscolo? È quel che il cristianesimo chiama Verbo, cioè Dio, Dio come espressione, Verbo appunto. La Bellezza col B maiuscolo, la Giustizia col G maiuscolo, la Bontà col B maiuscolo, è Dio.
Allora, non solo questa Bellezza non ha sdegnato rivestire l’ «eterno senno» di carne umana, non solo non ha sdegnato di «provar gli affanni di funerea vita», ma è diventato Uomo ed è morto per l’uomo. Non l’uomo «ignoto amante» di lei, ma lei presente, ignota amante dell’uomo.
Il genio, come ho detto, è profeta, e infatti questa è una profezia dell’Incarnazione, nel senso letterale della parola.

Viva mirarti omai
nulla spene m’avanza;
[...] Già sul novello
aprir di mia giornata incerta e bruna,
te viatrice in quest’arido suolo
io mi pensai.


Questo è anche il messaggio cristiano: la Bellezza è diventata carne e ha provato «fra caduche spoglie / [...] gli affanni di funerea vita».
«Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» (cfr. Gv 1, 1l), dice il Vangelo di Giovanni: ignoto amante fra i suoi, venne a casa sua e i suoi non l’hanno riconosciuto.
«Se dell’eterne idee / l’una sei tu»: questo è il grido naturale dell’uomo, è il grido dell’uomo che la natura ispira, è il grido, la preghiera dell’uomo a che Dio gli diventi compagno ed esperienza, milleottocento anni dopo che ciò era accaduto.

Se dell’eterne idee
l’una sei tu, cui di sensibil forma
sdegni l’eterno senno esser vestita,
e fra caduche spoglie
provar gli affanni di funerea vita;
o s’altra terra ne’ superni giri
fra’ mondi innumerabili t’accoglie,
e più vaga del Sol prossima stella
t’irraggia, e più benigno etere spiri;
di qua dove son gli anni infausti e brevi,
questo d’ignoto amante inno ricevi
.

In effetti, il messaggio cristiano è proprio in questa strofa di Leopardi.
Il messaggio di Leopardi è, dunque, potentemente positivo, obiettivamente e non per una forzatura di me credente. È, infatti, esaltante, perché, essendo espressione del genio, non può essere che profezia.

Cara beltà

Antologia
Luigi Giussani

Le mie letture,
Bur, Milano 2002, pp. 26-31

A un certo punto della sua vita, in un momento equilibrato e potente, (…) Leopardi stende il suo inno non a questa o a quella donna, non a una delle tante donne di cui si era innamorato, ma alla Donna, col D maiuscolo, alla Bellezza, col B maiuscolo. È l’inno a quella amorosa idea che ogni donna gli suscitava dentro: idea amorosa che è intuita come una presenza reale. Credo che basti leggere questo canto per sentirsene conquistati. È intitolato Alla sua donna. (…)

È stato rileggendo questo brano che, quando avevo quindici anni, mi si è illuminato improvvisamente tutto Leopardi, perché questa è una sublime preghiera. Mi sono detto: che cosa è questa Bellezza col B maiuscolo, la Donna col D maiuscolo? È quel che il cristianesimo chiama Verbo, cioè Dio, Dio come espressione, Verbo appunto. La Bellezza col B maiuscolo, la Giustizia col G maiuscolo, la Bontà col B maiuscolo, è Dio.
Allora, non solo questa Bellezza non ha sdegnato rivestire l’ «eterno senno» di carne umana, non solo non ha sdegnato di «provar gli affanni di funerea vita», ma è diventato Uomo ed è morto per l’uomo. Non l’uomo «ignoto amante» di lei, ma lei presente, ignota amante dell’uomo.

Il genio, come ho detto, è profeta, e infatti questa è una profezia dell’Incarnazione, nel senso letterale della parola.

Viva mirarti omai
nulla spene m’avanza;
[...] Già sul novello
aprir di mia giornata incerta e bruna,
te viatrice in quest’arido suolo
io mi pensai.


Questo è anche il messaggio cristiano: la Bellezza è diventata carne e ha provato «fra caduche spoglie / [...] gli affanni di funerea vita».
«Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» (cfr. Gv 1,11), dice il Vangelo di Giovanni: ignoto amante fra i suoi, venne a casa sua e i suoi non l’hanno riconosciuto.
«Se dell’eterne idee / l’una sei tu»: questo è il grido naturale dell’uomo, è il grido dell’uomo che la natura ispira, è il grido, la preghiera dell’uomo a che Dio gli diventi compagno ed esperienza, milleottocento anni dopo che ciò era accaduto.

Se dell’eterne idee
l’una sei tu, cui di sensibil forma
sdegni l’eterno senno esser vestita,
e fra caduche spoglie
provar gli affanni di funerea vita;
o s’altra terra ne’ superni giri
fra’ mondi innumerabili t’accoglie,
e più vaga del Sol prossima stella
t’irraggia, e più benigno etere spiri;
di qua dove son gli anni infausti e brevi,
questo d’ignoto amante inno ricevi.

In effetti, il messaggio cristiano è proprio in questa strofa di Leopardi.
Il messaggio di Leopardi è, dunque, potentemente positivo, obiettivamente e non per una forzatura di me credente. È, infatti, esaltante, perché, essendo espressione del genio, non può essere che profezia.