Brani dalla lezione agli Esercizi della Fraternità

Primo piano - Il Battesimo
Julián Carrón

«Come può questo avvenimento arrivare a me?», si domanda ancora il Papa nella Veglia di Pasqua. «È chiaro che questo avvenimento non è un qualche miracolo del passato […] è un salto di qualità nella storia dell’“evoluzione” […] verso un mondo nuovo che, partendo da Cristo, già penetra continuamente in questo nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé. Ma come avviene questo? Come può questo avvenimento arrivare effettivamente a me e attrarre la mia vita verso di sé e verso l’alto? La risposta, in un primo momento forse sorprendente ma del tutto reale, è: tale avvenimento viene a me mediante la fede e il Battesimo. Il Battesimo significa proprio questo, che non è in questione un evento passato, ma che un salto di qualità della storia universale viene a me afferrandomi per attrarmi» (Benedetto XVI, «Veglia Pasquale nella notte santa», allegato a Litterae Communionis-Tracce, maggio 2006, p. 4). Guardate che espressione usa il Papa: «Afferrandomi per attrarmi». «Il Battesimo è una cosa ben diversa da un atto di socializzazione ecclesiale, da un rito un po’ fuori moda e complicato per accogliere le persone nella Chiesa. È anche di più di una semplice lavanda, di una specie di purificazione e abbellimento dell’anima. È […] rinascita e trasformazione in una vita nuova. Come possiamo comprenderlo?». Il Papa continua a introdurci in questo mistero.
«Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questa è la spiegazione di quello che accade nel Battesimo: «Vivo, ma non sono più io. L’io stesso, la essenziale identità dell’uomo, […] è stata cambiata». L’io di san Paolo esiste ancora e non esiste più, «ha attraversato un “non” e si trova continuamente in questo “non”: Io, ma “non” più io. […] Questa […] è l’espressione di ciò che è avvenuto nel Battesimo. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande. Allora il mio io c’è di nuovo, ma appunto trasformato, dissodato, aperto mediante l’inserimento nell’altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza» (Benedetto XVI, «Veglia Pasquale…», op. cit., p. 5).
Come vedete, quello che dice il Papa è quello che ci ha ricordato don Giussani: «Uno ci è accaduto» (L. Giussani, «Natale: il mistero della tenerezza di Dio», in Litterae Communionis-Tracce, dicembre 2005, p. 1ss.), ci è stato dato, dato tanto da inserirsi nella carne e nelle ossa, nell’anima. «Vivo, non io, ma è questo che vive in me». Uno si è insediato in me: Tu, Tu, Cristo, che sei me. Questo è il cambiamento di cui abbiamo letto nella Scuola di comunità: un io, ma più di un io, un’esaltazione ontologica dell’io. Don Giussani utilizza la stessa espressione del Papa: «Un salto di qualità nella partecipazione all’Essere» (L. Giussani, Perché la Chiesa, Rizzoli, Milano 2003, p. 238). Questo è il mutamento vero accaduto nel Battesimo, che fa dell’io una creatura nuova. Se uno è in Cristo, è una nuova creatura. Perciò quello che conta non è la circoncisione o la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura, vivere ogni istante della vita con la coscienza di questo Tu che si è insediato in me.
Don Julián Carrón agli Esercizi della Fraternità.
Rimini, 29 aprile 2006