Cooperazione per vincere il terrorismo

Iraq
Silvia Guidi

Contro la menzogna del terrorismo hanno parlato: il commissario straordinario della Croce Rossa italiana, Maurizio Scelli, il direttore per la Cooperazione allo Sviluppo, Giuseppe Deodato, l’ex ostaggio e volontario della Misericordia pratese, Maurizio Agliana, e il direttore di Avsi, Alberto Piatti. Cosa è stato fatto e cosa si può fare per la ricostruzione dell’Iraq. Aldilà di ogni possibile polemica, la strada di una presenza

«I rischi ci sono ovviamente. Siamo nati 140 anni fa a Solferino, su un campo di battaglia: la Croce Rossa non fa assistenza bagnanti». Maurizio Scelli, commissario straordinario della Croce Rossa italiana, sintetizza in una frase il suo lavoro nelle aree di crisi in tutto il mondo. Accanto a lui ci sono Giuseppe Deodato, direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo, Alberto Piatti, direttore di Avsi, e Rocco Tolfa, vicedirettore del Tg2. Il titolo dell’incontro è “Cooperazione e terrorismo: un aspetto della lotta tra verità e menzogna”.

Recuperare la dignità
« Molti guerriglieri a Baghdad sono ragazzi tra i 10 e i 16 anni e imbracciano un kalashnikov perché pensano che quello sia l’unico modo per farsi rispettare, per contare qualcosa» racconta Scelli, personaggio amato quanto contestato dopo gli ultimi eventi in Iraq. «Sono ragazzi ancora privi di una sensibilità politica, pronti a infiammarsi per leader come Moqtad Al Sadr. Stare di fronte a questa realtà non significa solo rispondere a un bisogno materiale, ma essere interlocutori delle loro esigenze, recuperare la loro dignità. Per fare questo bisogna condividere il loro dolore, la solidarietà deve diventare condivisione». In prima persona: «Il filo conduttore della mia esperienza è quello di essermi sempre messo di fronte alla condizione di debolezza dell’uomo, intesa sia come mancanza di salute fisica sia come bisogno spirituale - spiega Scelli -; in Iraq ho visto molte persone a cui mancava tutto e che chiedevano di essere aiutate anche e soprattutto perché mancano loro i beni più grandi: la libertà e la pace».

Fuori da ogni dubbio
Dal 9 maggio 2003 la missione della Croce Rossa italiana è presente a Baghdad; ha realizzato interventi chirurgici su 66mila persone: la metà di esse sono bambini, dei quali un centinaio trasferiti in Italia grazie alla Conferenza Stato-Regioni. Tutto col sostegno finanziario di un milione di euro al mese forniti dalla Cooperazione italiana e lavorando in condizioni estreme. «Questo dovrebbe sgomberare il campo dal dubbio che l’Italia sia schierata per la distruzione dell’Iraq, come certi media vogliono far credere. Così non è, e la popolazione locale lo sa. Se c’è terrorismo, è perché pesca fra gli scontenti» chiosa Scelli rispondendo alle polemiche. Sul palco c’è anche Maurizio Agliana, ex ostaggio in Iraq, ma anche volontario nella Misericordia pratese (da oltre 15 anni, infatti, Maurizio è capo guardia, cioè è un veterano che può guidare una brigata). Per tre anni è venuto al Meeting come volontario. Quest’anno lo accompagna Gianfranco Gambelli, presidente della Confederazione Nazionale Misericordie d’Italia, per portare il saluto di quella cooperazione contro la sofferenza che a Firenze è iniziata ufficialmente nel 1244. In quell’anno, infatti, è nata la confraternita della Misericordia, madre di tutte le Misericordie d’Italia e di moltissime altre associazioni simili; mission dell’impresa: imitare il samaritano della parabola evangelica.

Opere concrete
È di poche parole Agliana, non ama fare spettacolo: «La paura c’era. Viaggiare insieme alla morte è difficilissimo per una persona. Uno sente il bisogno di connettersi con Dio per scambiare quattro parole, la preghiera c’è stata». Per descrivere la durezza della prigionia basta un esempio: «Abbiamo passato molti giorni in un bagno di due metri per due, dove mangiavamo e dovevamo fare tutto». E la liberazione? «C’è stato un frastuono fortissimo, quando ho visto i soldati ho pensato: “Torno a casa”». Il consiglio a chi sta vivendo un dramma simile è «avere dignità, essere forti. Ma la forza a volte se ne va». «Combattiamo anche attraverso opere concrete in favore della popolazione» ha detto Alberto Piatti, direttore generale di Avsi, ricordando la natura dell’intervento dell’associazione in Iraq, sollecitato da una precisa richiesta della Chiesa locale e concretizzatosi nella creazione di 18 nuovi asili. «Ci si educa da piccoli alla pace; i terroristi negano la dignità della persona, mentre lo sviluppo è sempre legato alla persona e alla sua coscienza. Quello che l’Avsi sta facendo in Iraq consiste precisamente in una condivisione con la Chiesa locale e con la popolazione islamica».

Ivestire nella cooperazione
Nonostante le bombe; le chiese colpite dagli attentati qualche mese fa sono quelle dove dovevano nascere gli asili. «L’intervento dell’Avsi - ha aggiunto Piatti - mira a contribuire alla ripresa della coscienza e della dignità del popolo iracheno». «La cooperazione è la massima espressione della civiltà occidentale», gli ha fatto eco Giuseppe Deodato, che dopo un rapido quadro degli ultimi attacchi della multinazionale del terrore (New York e l’11 settembre, Bali, il Kenya, il teatro di Mosca, Madrid) ha illustrato l’attività della cooperazione italiana, presente in 115 Paesi con oltre 1.700 iniziative realizzate dal 2001 ad oggi. Deodato ha anche sollecitato un ulteriore investimento dell’Italia in questo settore: «Ne va della sopravvivenza della nostra civiltà». «C’è bisogno di una nuova fantasia nella carità», ha concluso Tolfa citando il Papa.