Educare alla fede. Il cammino della Chiesa

Betori
Riccardo Piol

Tre le sfide che il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, lancia dal Meeting alle realtà cattoliche italiane: contemplazione, comunione, missione. Una responsabilità nell’educazione alla fede e un impegno culturale che si confronti con l’oggi. Con lui sul palco la presidentessa dell’Azione Cattolica, Paola Bignardi: «Le diverse esperienze nella Chiesa costituiscono una ricchezza per la Chiesa stessa e la sua missione»

Ci sono tre parole che monsignor Betori, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha ripetuto più volte intervenendo sul tema “Il cammino della Chiesa in Italia”: contemplazione, comunione e missione. Tre consegne dell’episcopato italiano a tutte le componenti della realtà cattolica del nostro Paese. Tre sfide che invitano a una sempre più attiva responsabilità nell’educazione alla fede e in un impegno culturale che si confronti con la realtà odierna, dove i segni del relativismo e di un progressivo allontanamento dalla tradizione cristiana si fanno sempre più evidenti.

Giorno per giorno
« La Chiesa si edifica giorno per giorno nelle grandi e piccole cose, nella eccezionalità come nella ferialità dei gesti umani che costruiscono la vita di tutti: gli affetti, il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali». Nel rivolgere queste parole alla platea del Meeting, monsignor Betori ricorda l’esperienza già vissuta «in tante parrocchie, nei gruppi di associazioni e movimenti, dove quel che si fa non finisce sulle pagine dei giornali», ma diventa fattore di nuova costruzione di quel popolo che per anni ha caratterizzato la trama sociale e culturale dell’Italia, e che oggi più di prima è chiamato a riconoscere e far conoscere la Chiesa come vita, una Chiesa che «non si rinchiude in un’introversa difesa della propria identità, ma vuol spendere questa gelosia che Dio ha per lei dentro la storia, come avvenimento della storia stessa». «Enunciare quale sia il cammino della comunità ecclesiale in Italia - dice Betori - è possibile solo all’interno di questa coscienza di Chiesa». Perché il nuovo clima che molti vedono all’interno della realtà ecclesiale italiana, altro non è che il segno di «una tensione perseverante e condivisa» delle tante realtà che compongono la Chiesa italiana, il passo di un cammino che «non ha altra meta se non la sua stessa radice, Gesù Cristo».

Un incontro personale
« Venendo meno i riferimenti sociali e culturali che accompagnavano il diventare cristiani e il crescere come tali, si fa inderogabile per ciascuno il personale incontro con Gesù Cristo e con il suo mistero di redenzione». Ed è questa urgenza di incontro ed educazione, da sempre affermata da Giovanni Paolo II, «che motiva le indicazioni pastorali dei vescovi in questi ultimi anni e che chiede di impegnarsi tanto sul fronte di una più chiara identità della fede quanto su quello di un più coraggioso sbilanciamento missionario». Monsignor Betori non parla di progetti compiuti per rispondere a questa urgenza, «ma di orizzonti e di opzioni». Parla di una Chiesa «in cui cresce la sete di ascolto: degli altri, dei fratelli nella fede; soprattutto e irrinunciabilmente di Dio che ci parla». Parla di una Chiesa che «si fa accogliente perché capace di iniziare ed educare alla fede», che «recupera la forza del primo annuncio». E ribadisce la necessità di «luoghi in cui la persona possa fare concreta esperienza del Vangelo, abbia la possibilità di incontrare un reale accadimento della grazia, da cui scaturisce uno sguardo di novità sulla propria vita e sul mondo». Solo in questo modo diventa, infatti, possibile una presenza e una incidenza del fatto cristiano nella società «che non è il portato di un’occupazione di potere - culturale, sociale, politico -, ma esito di una coerente visione e di un’articolata interpretazione del ruolo storico del cristianesimo nel mondo: testimoniare il Vangelo come verità “eccedente” per il mondo».

Unità del popolo cristiano

Il cammino e le sfide che la Chiesa italiana è chiamata a vivere, chiedono un impegno comune di tutte le realtà che rappresentano quello che Betori chiama «il genio della laboriosità italica»: una ricchezza di luoghi ed esperienze, che da sempre contraddistinguono il volto incontrabile della fede nel nostro Paese. «Le parrocchie devono continuare ad assicurare la dimensione popolare della Chiesa, rinnovandone il legame con il territorio» senza ridursi a «comunità “autoreferenziali”» o a «“centri di servizi” religiosi». Ma con loro e insieme a loro, ha detto Betori, «i movimenti e le associazioni devono offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo l’immagine di una salvezza che si fa avvenimento nella storia». Del resto, come ha ricordato Paola Bignardi, presidente dell’Azione Cattolica, nel suo breve intervento di saluto, «le diverse esperienze nella Chiesa, i diversi doni che oggi vivono in essa, vecchi e nuovi, costituiscono una ricchezza per la Chiesa e per la sua missione». Ed è in questa chiamata alla missione che emerge l’unità del popolo cristiano, una unità che solo Dio può dare e che già al Meeting si è realizzata secondo la dinamica normale di un incontro con i responsabili ultimi dell’Azione Cattolica, grati di aver potuto far visita al popolo del Meeting, lieti di condividere la trepidazione e l’attesa per l’incontro con il Papa a Loreto e, come ha detto la Bignardi, di «accettare di essere insieme segno visibile e forte di questa Chiesa in cammino».