Europa Abbattere muri. Costruire ponti

Pace - immigrazione
Riccardo Piol

Il presidente del Parlamento europeo, Pat Cox, e il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, sul fenomeno dell’immigrazione e sul prossimo allargamento dell’Europa ai Paesi dell’Est

«Mi ha raccontato il colonnello Gheddafi di persone dell’Africa sub-sahariana che affrontano a piedi il deserto, facendo rotolare davanti a sé un bidone pieno d’acqua, con la speranza di arrivare con l’ultima goccia alla frontiera della Libia». Il ministro degli Interni Pisanu, di esempi come questo potrebbe raccontarne tanti, storie di immigrati spinti dalla disperazione che partono con ogni mezzo verso il vecchio continente. Da quando è arrivato al Viminale ha messo questo «fenomeno di dimensioni epocali» in cima alle sue preoccupazioni. Ma ora, con la presidenza italiana del Consiglio Ue, vuole che anche l’Europa cominci a sviluppare una politica capace di «abbattere muri e costruire ponti», come recitava il titolo dell’incontro che l’ha visto protagonista al Meeting insieme, non a caso, con Pat Cox, presidente di quel Parlamento europeo chiamato a recepire e studiare le sue proposte.
«Negli Stati Uniti come in Europa - ha detto Pisanu - l’immigrazione è percepita come un fenomeno negativo. In parte questa percezione è giustificata dai timori suscitati dall’immigrazione clandestina», un traffico criminale che coinvolge ogni anno tra le 500mila e le 700mila persone, ma che costituisce solo «l’aspetto patologico di un fenomeno molto più vasto», che coinvolge un abitante su trentacinque del pianeta, «che contribuisce in misura crescente alla vitalità economica e sociale dei nostri Paesi» e nasce da motivi tanto semplici quanto drammatici. «Non essendo il pianeta riuscito a dar ragione ai papi delle encicliche sociali, non essendo cioè riuscito a distribuire in maniera più equa le sue risorse, gli abitanti del pianeta si sono ridistribuiti e si stanno ridistribuendo in funzione delle risorse disponibili». Secondo il ministro, l’Europa deve cercare di governare questo fenomeno unita, seguendo tre direzioni: «L’aiuto allo sviluppo dei Paesi di origine e transito dei migranti», «la regolazione dei flussi legali con accordi tra gli Stati coinvolti», «la gestione integrata dei confini dell’Europa e la guerra senza quartiere alle organizzazioni criminali che sfruttano spietatamente l’immigrazione clandestina». Tre punti che il Presidente Cox condivide e su cui ha assicurato la raggiunta disponibilità dei Paesi europei «che tuttavia - ha tenuto a precisare - si sono sempre preoccupati di asilo e immigrazione sin dal ’99».
Nel 1950 l’allargamento dell’Europa ai Paesi dell’Est appariva «come un sogno addirittura impossibile - ha detto Cox -, eppure l’anno prossimo questo sogno diventerà una realtà politica. Ma qual è l’Europa alla quale si uniscono questi nuovi Stati?». È il frutto di una storia costruita «sulla base del rispetto della dignità dell’essere umano e della diversità culturale», su valori che fondano una politica responsabile e di solidarietà anche in fatto di immigrazione. Com’è possibile rendere realtà tutto ciò oggi? «Per questo, anche per questo - ha detto Pisanu - l’Europa ha bisogno di attingere linfa nuova alle sue radici cristiane» perché altrimenti «rischia di essere un’esangue creatura aristocratica senza padri ne popolo». E se il ministro degli interni ha assicurato l’impegno dell’Italia a favore di un chiaro riferimento alla storia cristiana d’Europa nel trattato costituzionale, Cox non è stato da meno: «Il governo italiano non sarà l’unico che s’impegnerà affinché questo riferimento sia ripreso nella Costituzione», e poco dopo ha aggiunto, «ma guardate non soltanto all’importanza della forma che compare nel nostro preambolo, guardate ai contenuti, alla sostanza che si basa su valori ben precisi».