I carcerati di Padova: anche qui dentro possiamo "risorgere"

Luigi Campiglio

Pubblichiamo, in occasione della S. Pasqua, tre testimonianze di detenuti. Si tratta di tre brevi lettere che loro stessi si sono offerti di scrivere e pubblicare, per far conoscere all’esterno il significato che ha per loro la grande festa cristiana della Resurrezione. Bledar Dinja, albanese di 37 anni, ergastolo, Alberto, 46 anni, due ergastoli, Franco, 45 anni, ergastolo, non “guadagnano” nulla, in termini giudiziari, da questo gesto. Continueranno a scontare la condanna. Ma, come scrive Franco, «chiedendo la Sua misericordia vivo in un modo che non è più così oscuro». È quello che tutti e tre, giorno dopo giorno, hanno fatto e continuano a fare in questo loro tempo di detenzione. A metà maggio Bledar Dinja entrerà a far parte della comunità cristiana e riceverà il sacramento del battesimo con il nome di Giovanni.

Carissimi amici,
che bello vivere così! Siamo di fronte ad una realtà che mai potevamo credere se non perché l’abbiamo toccata con mano. Quella realtà che tutti gli amici della cooperativa ci insegnano giorno dopo giorno ad affrontare con semplicità.
È sempre una fatica essere attenti a ciò che accade, ma quando si hanno di fronte degli amici che ci aiutano il risultato è sempre quello di un bambino che rimane stupito di fronte ad una cosa misteriosa che oggi abbiamo capito che è Gesù presente di fronte a noi, in mezzo a noi, in noi.
Sì, perché non ci sono trucchi, non è uno qualunque che ci fa vedere le cose che accadono: le cose accadono perché sono volute da uno molto più grande di noi.
Crediamo che vivere così valga veramente la pena.
Si potrebbe dubitare al primo impatto di ciò che ci ha investito, ma solo il tempo ha confermato l’amabile verità. Il ritrovarsi, il cercarsi in ogni momento che ci è permesso ci fa capire che abbiamo bisogno di vederci, di sentirci, di imparare da tutti. Tutto questo è meraviglioso e molti hanno iniziato ad impegnarsi a dare il meglio per vivere bene e nel bene. Ma questo non accade per una nostra capacità, ma perché è voluto da un Altro più grande di noi.
Giovanni Bledar

Pasqua di Risurrezione è per me il periodo più importante ed espressivo del Cristianesimo.
Chi crede nella risurrezione dà un altro significato alla morte, le toglie quell’aspetto di definitività, di fine di un cammino, e la fa diventare come la porta d’accesso per una rinascita totale.
Non credo che la Pasqua debba essere solo il ricordo di “quell’Uomo” che fu crocefisso e poi risorse 2000 anni fa, non è qualcosa che ci commuove e riguarda da lontano: Pasqua è oggi, in questo momento, anche ora mentre sto scrivendo.
Alberto

Chiedendo la Sua misericordia vivo in un modo che non è più così oscuro, vivo oggi, accetto quello che mi dà oggi, non mi preoccupo di cosa sarà di me domani perché io vivo oggi e mi godo tutto ciò che mi dà!
Mi sento sempre di più affascinato dalle sue provocazioni, se non Lo riconosco nelle cose che faccio ci rimango male perché sono certo che io dipendo esclusivamente da Lui, ma non mollo solo perché questo mi costa fatica.
La Resurrezione è un presente come quello di Andrea e Giovanni che andavano dietro a Gesù. Io ho la fortuna di vedere due amici che riceveranno il battesimo ricevendo proprio gli stessi nomi, “Andrea e Giovanni”.
Per me è proprio come un presente la Resurrezione di Gesù. Credo che non sia cambiato nulla da quando Lui è venuto da noi duemila anni fa! Tenerlo presente in ogni istante è come se la Sua Resurrezione sia ogni giorno della mia vita.
Auguro a tutti una buona Santa Pasqua!
Franco

Da www.ilsussidiario.net (23 aprile 2011)