Italia: piccolo motore in un mondo grande

Economia
Gianluigi Da Rold

A proposito di “declino italiano” e prospettive di ripresa economica, qual è la vera situazione del Paese? E il confronto con l’Europa? Intorno al tavolo Alberto Quadrio Curzio, preside della facoltà di Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano; Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia-Cina; Renato Brunetta, consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri, ed eurodeputato; Enrico Letta, eurodeputato

Per alcuni sembra ormai un “tormentone” giornalistico il cosiddetto “declino italiano”. Ma in realtà il problema si pone in tutta la sua complessità guardando agli indici di crescita, alle prospettive di ripresa economica, all’irruzione di nuove “potenze” sul mercato globalizzato e quindi al ruolo futuro dell’Italia. Il Meeting affronta la questione con una tavola rotonda di protagonisti della vita pubblica nazionale con la questione bene in evidenza: “Sviluppo o declino: come riparte il motore?”. È il presidente della Compagnia delle Opere, Raffaello Vignali, a dare l’impostazione al dibattito: qual è la vera situazione del Paese? Su che cosa puntare per smuoversi? Vignali indica anche tre temi di discussione: l’Italia era un Paese grande in un mondo piccolo, ora è un Paese medio-piccolo in un mondo grande, che si è allargato per effetto della crescita di giganti come Cina e India. Il presidente della CdO nazionale invita anche a discutere dell’euro, analizzando gli aspetti positivi e negativi. Infine, Vignali prova a ribaltare il tema del cosiddetto “nanismo” attribuito all’apparato produttivo del “sistema Italia”: non ci sono troppe piccole imprese, ma ci sono poche grandi imprese.

Alberto Quadrio Curzio
Il primo a intervenire è il professor Alberto Quadrio Curzio, preside della facoltà di Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano. Quadrio Curzio sottolinea innanzitutto la necessità di dare fiducia ai distretti, utilizzando, come elemento connettivo tra i diversi settori, i laboratori. Poi rivisita la storia dell’economia italiana del Dopoguerra. Fino al 1972 si è verificato il miracolo della ricostruzione e l’aggancio all’Europa, ma c’è anche stata un’eccessiva estensione dello Stato, con una serie di errori nelle politiche per il Meridione. C’è, dal 1972 al 1992, un positivo legame con l’Europa, cui fa da contraltare la caduta della grande industria in settori come la chimica e l’elettronica. Si deve aggiungere un risanamento finanziario che, però, è bilanciato da un rallentamento della crescita.
Quadrio Curzio individua quindi tre scelte da compiere per lo sviluppo italiano: la valorizzazione della sussidiarietà orizzontale; l’eliminazione delle inefficienze in modo da investire meglio; il sostegno all’innovazione, perché non si può più entrare sul nuovo mercato agendo solo sui prezzi.

Cesare Romiti
Cesare Romiti, secondo relatore, si lancia contro l’eccessiva retorica che ha caratterizzato questi tipi di dibattito. La prima cosa utile, secondo Romiti, è studiare il problema: occorre ricordare che anche durante il boom economico il tessuto imprenditoriale italiano era costituito in maggioranza dalle piccole e medie imprese. Romiti è scettico sulla possibilità di una ripresa a breve termine, ma formula due proposte: investire in ricerca, anche a costo di abolire l’Irap o di ricorrere all’autotassazione da parte delle imprese; usare maggiore moralità nelle politiche di corporate governance, senza avvantaggiare troppo alcuni con stock options spropositate e senza penalizzare chi non lo merita.

Renato Brunetta
Per Renato Brunetta bisogna guardare al “prima” e al “dopo” l’introduzione dell’euro. Prima l’Italia è cresciuta in controtendenza rispetto all’Europa. In Italia si è sempre governato facendo ampio, fin troppo a volte, uso dell’inflazione e della svalutazione. La decisione di conformarsi ai parametri europei è stata dolorosa, ma doverosa. Purtroppo tardiva e soprattutto incompleta. Si sta cercando ora di modificare la linea di condotta dell’economia italiana. Quello che non si è fatto è l’aggiornamento di tutti i meccanismi che permettono il movimento di una grande economia: imprese, istituzioni, sindacati, banche, burocrazia, scuola, università sono ancora conformati su un modello di economia che è orientato alla svalutazione. Questa incongruenza, secondo Brunetta, è un’ulteriore difficoltà che l’Italia si trova ad affrontare in questo momento.

Enrico Letta
Interviene infine Enrico Letta, eurodeputato e membro dell’Intergruppo per la Sussidiarietà. Letta esordisce con questa frase: «C’è un mondo che si è svegliato e ha ormai raggiunto il vecchio mondo, colto in un momento di lentezza». Secondo Letta è necessario un rilancio a breve dell’Italia, che si può affrontare in sette punti: fare in modo che la delocalizzazione sia parte di un processo di internazionalizzazione, così che le imprese che delocalizzano conquistino nuove fasce di mercato nei Paesi dove spostano la produzione; impostare il sistema fiscale sulla rendita e non sul lavoro, così da premiare chi si sporca le mani, evitando che i possessori di capitali li contemplino senza farli fruttare; incentivare la ricerca; industrializzare il settore dei servizi prima che gli altri si prendano tutto anche in Italia, come hanno fatto i francesi con la grande distribuzione; rilanciare quella che in termini economici è la più grande industria del Paese, il turismo; riformare il welfare cercando di creare una welfare society; riformare l’istruzione favorendo l’investimento da parte di ogni cittadino sui propri talenti.