Lotta alla fame Cosa fare per una giusta solidarietà
PaceNe
hanno parlato: il direttore della Fao, Jacques Diouf, il ministro delle Politiche
agricole,
Gianni Alemanno, il vicepresidente dell’Uganda Gilbert Bukenya.
Tracce di una strada possibile
Nell’era della globalizzazione può bastare a salvarci andare in
cerca di un sorriso? Dove troveremo un sorriso che ci indichi la strada? All’incontro
su “Lotta alla fame nel mercato globale”, come un piccolo Pollicino,
abbiamo provato a seguire alcuni sassolini lasciati cadere lungo il cammino,
per ritrovare la strada e giungere alla meta.
Primo sassolino. «I monaci cistercensi mille anni fa, per conservare le
proprietà alimentari e nutritive del latte, abbondante nelle stagioni
primaverili ed estive, scarso in quelle invernali, hanno inventato questa formula,
che oggi si chiama Grana Padano, che contiene tutti i poteri nutritivi alimentari
del latte conservandoli e consumandoli nel tempo» (Stefano Berni, direttore
del Consorzio di tutela del Grana Padano). Vivere nell’abbondanza aguzza
l’ingegno per non trovarsi più nella carestia.
Secondo sassolino. «Un Paese come il mio, l’Uganda, ha una forte
produzione di caffè, ma un chilogrammo di caffè verde, quindi non
tostato, costa un dollaro; quando questo caffè viene tostato, un chilogrammo
di caffè costa 7 dollari. Allora ci chiediamo se sia l’Uganda il
Paese che produce caffè o non sia piuttosto, ad esempio, Rimini dove viene
tostato. Nel 2000 abbiamo venduto 89 milioni di sacchi di caffè con un
introito di 8 miliardi di dollari per tutti i produttori di caffè. Coloro
invece che tostano il caffè hanno guadagnato 55 miliardi di dollari» (Gilbert
Bukenya, vice presidente dell’Uganda). Pollicino impari a riconoscere chicchi
tostati e neri da quelli freschi e verdi.
Terzo sassolino. «Una notizia buona: se tutto il cibo prodotto nel mondo
dovesse essere diviso equamente fra gli abitanti del nostro pianeta, ogni uomo,
ogni donna, ogni bambino potrebbe consumare 2.800 chilocalorie, abbastanza per
condurre una vita sana e produttiva e, comunque, il 18% in più rispetto
a 30 anni fa. La cattiva notizia: nonostante gli aumenti mondiali nella produzione
alimentare, centinaia di milioni di abitanti del nostro pianeta soffrono ancora
cronicamente di malnutrizione. Chi soffre la fame non è in grado di lavorare,
non è in grado di seguire un’istruzione; chi ha fame si ammala più facilmente
e tende a morire giovane» (Jacques Diouf, direttore generale della Fao).
Ricordate i vari Rockefeller, profeti di un mondo alla fame perché fa
troppi figli?
Quarto sassolino. «Dobbiamo inventare nuove teorie economiche in cui la
cooperazione, l’impegno dell’uomo, l’impegno delle società civili
nel nome della solidarietà si accompagni alla liberalizzazione del mercato.
Se così faremo, se così riusciremo a lavorare, non ci saranno più equivoci,
non ci saranno multinazionali che speculano sulla fame nel mondo, magari per
presentare prodotti Ogm come soluzione di tutti i mali, di tutti i problemi,
e non ci saranno grandi produttori, realtà di latifondo che utilizzano
la disperazione e la fame per imporci produzioni a basso costo» (Gianni
Alemanno, ministro delle Politiche agricole). Equivoci?
Quinto sassolino. «Quando arriva al nostro centro il bambino denutrito è molto
magro, a volte non piange più, risponde poco all’ambiente esterno,
non riesce a sedersi o a camminare o a parlare (a secondo dell’età).
All’inizio mangia e dorme soltanto. Dopo un giorno, qualche settimana o
mese comincia a sorridere» (Ana Lydia Sawaya del Cren, centro recupero
bambini denutriti, Università di San Paolo del Brasile). Il nostro Pollicino
ha ritrovato la sua strada fra briciole di grana, chicchi di caffè, profeti
si sventura, dati certi, multinazionali e organismi internazionali. E, in fondo
alla strada, un sorriso.