Ratzinger La fede, la politica, la verità e la tolleranza

Storie
Riccardo Piol

Due recenti testi del cardinale Ratzinger al centro di due incontri con Bertone, d’Agostino, Cossiga e Negri. Impegno politico e dialogo sono possibili grazie all’avvenimento cristiano

Il primo incontro è dedicato al documento che ha firmato come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, la Nota dottrinale sull’impegno dei cattolici in politica. «È un testo coraggioso - ha detto monsignor Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova, già segretario della Congregazione del Cardinale e suo collaboratore nella stesura del documento - e non è un caso che porti la data del 24 novembre, giorno della festa di Cristo Signore dei signori e Re dei re. La partecipazione dei fedeli laici alla regalità del Signore si realizza anzitutto nella vita di fede personale, ma in modo imperioso esige l’impegno dei cristiani nella politica». E la Nota non parla a quelli oppressi da dittature, bensì ai cattolici che vivono nelle società democratiche dove «la pluralità culturale e ideologica, in sé e per sé legittima, spesso comporta un relativismo». Da dove nasce questo relativismo? Dal fatto che «a valori morali assoluti [l’illuminismo] ha sostituito una moralità generica, che si presenta in modo umano e affascinante, ma che, mancando di contorni definiti, è evaporata come neve al sole». In questo contesto la Nota rivendica «la legittima libertà dei cittadini cattolici di scegliere tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la legge morale e naturale», quindi non è un regolamento a cui attenersi, ma la difesa del diritto di essere e agire come politico che ha la fede; non ha la pretesa di imporre «un particolare patrimonio cattolico o cristiano, ma l’esigenza di affermare la creaturalità umana». Perché «il recupero della teologia della creazione, - ha ricordato monsignor Bertone - è la più sicura garanzia della dignità dell’uomo».

Responsabilità sociale e politica
La Nota sfata dunque il mito per cui democrazia significa automaticamente una società giusta per l’uomo. Ma secondo Francesco d’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, si spinge anche oltre. Perché fa capire che «se si pensa al pluralismo etico come relativismo, se si afferma che ogni valore sia soggettivo si arriva inevitabilmente a costruire un sistema sociale di incredibile fragilità». Il cui destino è drammaticamente obbligato: «La giustificazione del più forte che afferma la sua volontà contro il più debole», una degenerazione della politica «da arte del compromesso - come ha detto Mario Mauro, parlamentare europeo - ad accordo per combinare un disastro». Davanti a questo rischio, cosa dice la Nota ai cattolici impegnati in politica? «I giudizi che vengono dal documento Ratzinger - ha detto Mauro - non forzano la libertà di chi ha una responsabilità sociale e politica; rendono anzi possibile questa libertà, l’esercizio di questa responsabilità». E difendono la politica nel suo senso più vero, invitano i cattolici a non aver paura di usare lo strumento del potere come servizio «a quel dato più grande e rilevante che è la persona e la sua dignità».

Testo provvidenziale
Ma oltre che nella veste ufficiale di prefetto di una congregazione vaticana, Ratzinger è stato al centro anche di un incontro dedicato al libro Fede, verità, tolleranza. Il Cristianesimo e le religioni del mondo, delle Edizioni Cantagalli. Il compito di presentare questo volume, che raccoglie alcuni suoi scritti vecchi e nuovi, è stato affidato a Francesco Cossiga e don Luigi Negri, un «cattolico poco inquadrabile» - così si è definito l’ex Presidente della Repubblica - e un docente di Teologia alla Cattolica di Milano. Il risultato? Un incontro coinvolgente, un invito alla lettura di un testo da «leggere a tavolino con la matita e un blocchetto per gli appunti», come ha suggerito e deve aver fatto anche Cossiga. Che ha presentato il libro cercando di vestire i panni del semplice fedele più che del «lettore dilettante di teologia», come il suo «amico Ratzinger» lo definisce. Ha raccontato ciò che lo ha più colpito, le ragioni per cui considera Fede, verità e tolleranza «una summa di sana e moderna dottrina per poter affrontare i problemi che la Chiesa già oggi, ma credo ancor più domani, dovrà affrontare». Istrionico come sempre, appassionato dalla giusta convinzione che il libro di Ratzinger sia un testo «provvidenziale più che necessario», Cossiga ha strappato applausi e anche qualche risata colorando il suo intervento di aneddoti. «L’altro giorno - ha raccontato tra il piccato e il divertito - stavo per interrompere il celebrante a messa per dirgli: “Di globalizzazione ne capisco molto più di lei, molto meno capisco di grazia; se parla di grazia va bene, se parla di globalizzazione si metta da parte che ai fedeli parlo io”». Perché tanto ardore? Per temperamento, ma soprattutto per la passione al contenuto di alcune affermazioni che proprio nel libro di Ratzinger emergono chiare. In un’epoca in cui le parole verità e tolleranza, ma anche ragione e fede sono spesso usate in modo ambiguo, l’ex Presidente della Repubblica ha fatto capire di essersi entusiasmato nel trovare ancora una volta in Ratzinger il filo rosso, per nulla nascosto, dell’affermata certezza che «Cristo è l’unica salvezza reale e definitiva dell’uomo». Come un fiume in piena, passando dalla teologia cattolica al rapporto tra le religioni, dalla portata culturale del cristianesimo alla sua «carnalità», Cossiga ha colto nel libro numerosi spunti, ma soprattutto un invito: riaffermare, oltre certi “-ismi” teologici, «che non è l’uomo a dover rincorrere Dio, perché è Dio che rincorre l’uomo, come ha fatto Gesù Cristo».

Densità antropologica
Quando poi la parola è passata dal “teologo dilettante” al docente di Teologia di professione, è cambiato il registro, ma non la musica. Individuando i temi fondamentali del libro, don Negri si è «limitato a fare qualche contrappunto» per far emergere la sostanza del pensiero del Cardinale.
« La chiave di lettura di tutto il volume - ha esordito -, che è poi il nodo infuocato del cammino del cristiano Ratzinger, ancor prima che del teologo, è la missione… la coscienza di un mandato universale», caratteristica principe dell’identità cristiana. «Ratzinger ci insegna le vie faticose lungo le quali questa identità è maturata, rimaturata nella Chiesa, prima e dopo il Concilio Vaticano II». Ecco allora l’affondo del libro sulle «due facce del termine verità»: quella «equivocata dall’interpretazione razionalista», che rifiuta l’incarnazione e riduce l’avvenimento di Cristo a messaggio morale, e quella della «densità antropologica» che il termine racchiude, «della verità come ricerca del senso della vita». «Ratzinger - ha detto don Negri - ripropone una tematica evidentemente tradizionale, che nel momento ecclesiale e culturale di oggi ha un’enorme portata rivoluzionaria: la fede, la presenza di Cristo, la comunicazione definitiva di Dio a noi è un fatto». Per questo il libro del Cardinale «aiuta la nostra missione quotidiana, il nostro mangiare e bere, vegliare e dormire, vivere e morire, fare qualsiasi cosa non più per noi stessi, ma per Lui che è morto e risorto per noi».