Università: terra di nessuno?

Comunione e Liberazione Universitari

L’università italiana sembra sprofondata in una grande confusione (la continua «riforma della riforma», si pensi all’imminente introduzione della “Y”; il tormentato meccanismo dei +2 che fatica a decollare; il ddl sullo stato giuridico dei docenti e la sospensione della didattica in tanti atenei, con il rischio che vada all’aria un intero semestre…).
Per chi è entrato carico di attese come per chi ha vissuto questi ultimissimi anni sperando che le cose si assestassero è uno scenario francamente desolante, oltre che preoccupante.

Coloro che a vario titolo avrebbero il compito di promuovere una crescita dell’università e guidarla in una direzione sicura – ministro, rettori, professori, politici – sembrano rinunciare ad assumersi un’effettiva responsabilità. Ognuno va per la sua strada, scaricando sugli altri le colpe. Ma se non ci si decide a fare
sul serio, a intervenire e a investire, la confusione avanzerà e l’università entrerà in coma; e con essa, più presto di quanto si immagini, entrerà in coma l’intero paese.

Noi, in questa terra che pare non appartenere a nessuno, ci siamo con il desiderio di imparare, con l’esigenza di ricercare il significato e la verità delle cose e di contribuire con quello che siamo a una costruzione comune. Vorremmo che questi anni fossero l’occasione di una risposta a tale tensione, da cui prende origine l’università stessa.

Ma il nostro desiderio non basta. C’è bisogno di assumersi con urgenza l’onere di lavorare insieme a una soluzione realistica dei problemi e, soprattutto, di incontrare docenti che non si rifiutino alla responsabilità di comunicare quello che a loro è stato dato, che accettino di coinvolgersi con noi: l’avventura della conoscenza è un rapporto tra chi insegna e chi impara.

Non permettiamo che l’università diventi «terra di nessuno». Salviamo l’università. Facendo ognuno la parte che gli spetta. A cominciare da noi.