Gli Esercizi della Fraternità di CL

«Sei davvero Tu, Signore?»

Una strada dimenticata che si riapre, il vaso regalato dalla vicina, la decisione di aumentare il fondo comune. Daniele, Martino e Chiara erano agli Esercizi della Fraternità. Ecco cosa hanno vissuto a Rimini. E al ritorno a casa

Carissimo don Julián,
sono di ritorno dai miei primi Esercizi della Fraternità e mi preme raccontarti a caldo il contraccolpo che questo gesto ha suscitato in me. Questi Esercizi intervengono in un momento di assoluto piattume e smarrimento della mia vita, dove la mia inadeguatezza strutturale rispetto a un mondo così complicato aveva preso il sopravvento fino a farmi dimenticare la mia appartenenza al Movimento e alla Chiesa, con effetti collaterali concreti (rapporti difficili al lavoro, nervosismo quotidiano contro “il sistema”...). Avevo smarrito totalmente la strada, arrivando a infischiarmene di me e dei miei drammi, convinto del fatto che per me non ci fosse speranza e che la mia vita fosse solamente quel piattume e quella monotonia. Non so di preciso perché ho voluto venire agli Esercizi. Però la mia infelicità era talmente chiara che ho percepito come non casuale che in quel momento mi venisse riproposto quel luogo: immediatamente sono stato costretto a essere leale e a fare i conti con la mia storia, con il cambiamento che l’incontro con il Movimento all’università ha causato nella mia vita. Io non ho grandi discorsi da fare, ti posso solo dire che per seguire il mio destino e chi lo compie mi basta aver visto attraverso la compagnia di questi tre giorni e attraverso le tue parole che il mio scandaloso “io” non è un problema, e che il come affrontare le mie giornate dipende dalla mia serietà nei confronti della proposta che il Movimento fa alla mia libertà: la Scuola di comunità, la caritativa, il fondo comune... Ho intuito che rispetto alla mia fede sono felice di ricominciare da zero e, soprattutto, che questo non è un problema, ma è la più grande grazia che potessi ricevere dagli Esercizi, perché si manifesta con il ritrovamento di una strada.
Daniele, Fermo





Caro don Carrón,
voglio esprimerti la mia più stupita gratitudine per questi Esercizi a cui abbiamo partecipato per la prima volta io e mia moglie. Tornando a casa in macchina, nel silenzio obbligato che ci siamo trovati addosso, ci siamo confrontati e ritrovati uniti nel provare entrambi un grande senso di vertigine. Abbassando di gran lunga il livello delle tue citazioni, descrivo questa vertigine come fa Jovanotti, ovvero «non paura di cadere, ma voglia di volare» (Mi fido di te). In questo momento di grazia non abbiamo timore per il cammino, la fatica, o il futuro ma con la sfrontatezza del desiderio ben sveglio sentiamo solo un vertiginoso desiderio di camminare, ansiosi di vedere quando il Signore ci verrà incontro di nuovo, magari con un volto diverso, ma pronto a farsi riconoscere con il suo accento. Poco da dire: non c’è stato bisogno neanche di entrare in casa per ritrovarLo. Nel parcheggiare la macchina, noto la nostra anziana vicina intenta a pulire la sua macchina. Siamo lì da poco e non conosciamo i vicini, ma io li guardo da quando ci siamo trasferiti, invidioso del loro orto. Incrocio il suo sguardo e, grazie a quanto vissuto, mi sento in diritto di presentarmi e ammettere che li osservo da tempo. Insospettabilmente, ne nasce un bellissimo dialogo in cui io e mia moglie, con le valigie ancora in mano, raccontiamo chi siamo, da dove veniamo e del fatto che ci siamo sposati da poco. Scopriamo che anche loro ci guardavano allo stesso modo, che erano curiosi di conoscerci. Poi, la signora Maria nota che abbiamo un tipo di pianta in comune, ma che la mia ha bisogno di un rinvaso; così mi regala, dopo averlo lavato, un enorme vaso di terracotta. Che sorpresa. Il Signore aveva già messo qualcuno con un regalo ad aspettarci fuori casa. Quella vertigine è di nuovo sollecitata. E mentre guardo il volto della vicina, sotto il peso di quel vaso, mi domando con il cuore acceso: «Sei davvero Tu, Signore?». Come ci hai detto, è un dono dell’altro mondo che ci è stato fatto, e la lotta è destinata a ricominciare. Ma sono certo: se anche nel parcheggiare la macchina posso incontrarLo, non vedo l’ora che arrivi domani, per scoprirLo di nuovo...
Martino, Forlì



Caro Julián,
alla fine di questi Esercizi, non posso non scriverti per ringraziarti con tutto il cuore per questi giorni. Il mio cuore trabocca di gratitudine per il continuo incontro con un luogo che rimette sempre al centro la mia umanità, il mio cuore e, quindi, il suo sterminato bisogno di Gesù. Solo così si può vivere la vita con una passione e una gioia che altrimenti sarebbero impensabili. Desidero essere sempre più Sua e che questa bellezza, che salva la vita, raggiunga tutti, da chi mi sta più vicino, alle persone dall’altra parte del mondo. Per questo ti comunico anche la decisione di qualche settimana fa di aumentare il mio contributo al fondo comune, proprio per questa gratitudine che mi domina e per il desiderio che questo luogo continui ad educarmi.
Chiara, Ravenna