Vacanze. Le radici nell'essere

Una convivenza "extra-large". A Marilleva sono arrivati in settecento da Roma, Frosinone, Fiuggi e Cassino. Per ritrovarsi davanti a qualcosa che "succede" in mezzo a loro e che li muove. Come in un bizzarro esempio fatto da Luisa...

Settecento persone, insieme, in vacanza. Già solo per questo si può intuire che non sia una trattato di cosa “ordinaria”. Figuriamoci poi se potrebbe essere classificata come “normale” per “il mondo”, ormai completamente immerso nell’imperativo della “vacanza dove-non-penso-a-niente” e per cui l’unico desiderio è staccare la spina. Quelle settecento persone, invece, hanno testimoniato prima di tutto a me una cosa tanto evidente quanto semplice: l’unico, vero riposo, l’unico punto in grado di farti ripartire nella vita di tutti i giorni è trovare un luogo dove a riposare sia il tuo cuore, dove l’evidenza di una amicizia diversa ti rimetta di fronte all’irriducibile bisogno di bene che sei tu. Senza di questo, ogni ricordo si dissolve e ogni ritorno lascia solo una triste rassegnazione.

La vacanza extra-large delle comunità di Roma, Frosinone, Fiuggi, Cassino con un alcune “infiltrazioni” dalla Calabria e dalla Brianza, in una calda settimana di luglio a Marilleva, in Val di Sole, è stata, per me, esattamente questo. Un amico mi ha scritto: «Per me non è mai scontato venire alla vacanza, è sempre un po’ una lotta, soprattutto quando devo decidere come usare le mie poche ferie e impiegare una settimana lì piuttosto che al mare o a casa con la mia famiglia che vedo poco, dove il riposo è assoluto (amo dormire come sapete). Però ogni anno - e anche quest’anno è accaduto - durante la vacanza ci sono dei momenti, come alcune serate, le cene, i canti e i balli, perfino le cose banali in cui è semplicemente bello stare insieme, in cui mi scopro felice. E penso che questa cosa sia incredibile, non esiste altrove. E in quei momenti, in fondo di pienezza, oltre ad approfondirsi la coscienza di quello che ho incontrato vorrei subito mostrarlo alle persone a me care che non hanno visto. Forse è banale, ma in fondo è per questo che torno ogni anno. E ogni anno vado via contento di esserci venuto».



Gli incontri, le serate, i momenti insieme. Ma anche, e forse soprattutto, le persone. «È bello vedere che ci siano anche persone in là con gli anni. Rende evidente che il movimento e il cristianesimo e non ti abbandonano mai. Questa possibilità di pienezza è davvero possibile sempre, non è un entusiasmo giovanile». E ancora: «La vacanza è un posto dove ci si incontra. Però ci si incontra in un modo diverso dal solito, perché lo si fa davanti a una proposta, davanti a qualcosa che nel frattempo “succede” tra di noi. E quindi ci si conosce diversamente, perché siamo tutti presi da quella cosa lì. E i dialoghi partono da questo. Così gli amici “nuovi” sono nuovi; ma anche gli amici “vecchi” si rivelano una continua fonte di novità e di stupore».

Una cosa mi ha colpito particolarmente: ogni volta che vado in vacanza, mi accade di partire con un desiderio che in fondo è un mio progetto e di tornare a casa con la sensazione di essermi imbattuto in qualcosa di molto più grande rispetto alle attese. Anche quest’anno è successo esattamente questo. Ero partito con il desiderio di stare con amici che magari durante l’anno non riesco a vedere spesso ed è accaduto invece che sia bastata una frase sull’amicizia e sulla compagnia detta da don Eugenio per ribaltarmi completamente. «La compagnia diventa sinonimo di utopia se la si intende come uno strumento cui affidare le proprie speranze»

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Allora nel pranzo con le Flammae - in vacanza c’erano alcune Flammae Cordis, consacrate secolari del ramo femminile della Congregazione degli Oratoriani di San Filippo Neri - Luisa ha fatto un esempio che mi ha colpito tantissimo, perché aveva a che fare con il mio modo di vivere la vacanza: «Io mi sento come la coda di una lucertola quando viene staccata dal corpo. Continua a muoversi moltissimo anche se è completamente staccata. È viva e mossa da Qualcuno che non è né la mia testa né il mio corpo». Non posso che ringraziare tutti gli amici per quello che ho vissuto, perché per me è stato proprio evidente che la vera amicizia è quella che ha le sue radici nel Mistero dell’essere e poggia i piedi sulla roccia di Dio. E grazie a loro la mia coda continuerà a muoversi.

Daniele, Roma