La Colletta in classe «mi è sfuggita di mano»

Come "accendere" gli studenti spenti dal lockdown? Alcuni insegnanti di Milano si ritrovano attorno a questa domanda. Che nel dialogo diventa «che cosa sorregge noi»? È l'inizio di qualcosa di inatteso

Settimana scorsa, ci siamo trovati un gruppo di insegnanti del movimento della mia scuola, per raccontarci come va e per aiutarci nel lavoro coi ragazzi. In quell’occasione una di noi ha sollevato la sua preoccupazione su come “accendere” i ragazzi della sua classe, che vedeva molto spenti e delusi dopo l’avvio del secondo lockdown, aggiungendo che lei stessa era proprio giù perché la didattica a distanza non le piace.
Io ho reagito dicendo che secondo me il problema non era il come, ma che cosa ci stesse a cuore, che cosa avessimo di decisivo da comunicare ai ragazzi che reggesse anche di fronte a queste circostanze, insomma che cosa sorreggesse noi.

Ho aggiunto che io avevo bisogno di persone che mi tenessero desto e che nell’ultimo periodo mi avevano colpito due cose: Azurmendi quando racconta della caritativa “Bocatas”, con i tossicodipendenti; la testimonianza di Giovanni Bruno, presidente del Banco Alimentare, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione perla Sussidiarietà, nell’incontro sulla Colletta alimentare. È nato un dialogo e alla fine il desiderio di trovare un modo per proporre ai nostri alunni la Colletta. Una di noi conoscendo personalmente Giovanni Bruno si è proposta di invitarlo. E lui ha subito accettato.

Con grande slancio, e forse con un po’ di incoscienza, abbiamo deciso di proporlo a tutti. Ho chiesto e ricevuto il permesso del Dirigente e a questo punto abbiamo scritto l’invito sulla chat dei coordinatori di tutte le classi. Hanno aderito 26 su 30. Abbiamo pensato con Giovanni Bruno quali video far vedere e ne abbiamo creato uno noi. Ho chiesto ai miei alunni cosa volessero chiedergli e abbiamo scelto cinque domande tra le tante arrivate. Al collegamento, eravamo in circa 400 tra insegnanti ed alunni. Giovanni ha risposto alle domande dialogando coi ragazzi. Finito l’incontro, abbiamo ricevuto messaggi di ringraziamento dai colleghi e gli alunni hanno iniziato a chiedere cosa potessero fare.

Allora abbiamo pensato di organizzare una gara solidale tra le classi: abbiamo chiesto ai ragazzi cosa li avesse colpiti e creato un form di Google che raccontasse del Banco e della Colletta e che terminasse con l’invito a partecipare alla Colletta nella nuova forma di quest’anno. Ora i coordinatori hanno ricevuto il form (replicato classe per classe) e lo comunicheranno ai ragazzi, chiedendo di diffonderlo con tutta la fantasia che hanno (qualcuno ha pensato a Tik Tok, qualcuno a Instagram, altri a Whatsapp) e abbiamo detto che alla fine vedremo quale classe raccoglie più moduli compilati.

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In tutto questo mi colpisce che la situazione ci è sfuggita di mano, nel senso che l’ha presa in mano Lui, noi siamo solo partiti dal desiderio di spostare il nostro sguardo e quello dei nostri alunni dall’orizzonte ristretto del Covid e dal lamento, a chi sta peggio di noi e provando a fare qualcosa per chi è nel bisogno.
È stato uno stupore continuo vedere come di conseguenza si è mosso tutto in modo del tutto imprevedibile e inaspettato: una collega che tempo fa aveva rifiutato al mio invito alla Colletta, questa volta ha aderito per prima con le sue classi sia al collegamento che al lancio del form.
È proprio vero quello che ci ha detto Julián Carrón alla Giornata di inizio anno che i ragazzi, ma anche i colleghi, hanno una gran fame del senso del vivere.

Marco, Milano