Vacanze. «Ancora una volta attesa»

Dall'invito di un'amica nasce la possibilità di riscoprire il valore di parole come memoria e dipendenza da Dio

Ormai sono già trascorse alcune settimane da quando sono tornata a casa dalla vacanza della comunità a San Martino di Castrozza. Ma è ancora vivida nel cuore l’esperienza vissuta, e la voglia di ringraziare attraversa l’anima, che non può contenersi. È stata, infatti, la mia prima “vacanzina”; io che, quest’anno, non sono mai riuscita a partecipare nemmeno a una Scuola di comunità, perché non era compatibile con gli impegni dei miei figli. Non sono neanche iscritta alla Fraternità di CL, ma ho ricevuto tanti inviti da una carissima amica per i quali non avevo finora mai trovato molto spazio, come per quell’invito semplice a leggere il Tracce che, quasi puntualmente ogni mese, mi veniva donato.

«Non ti chiamo nelle mie preghiere
non ti tengo nel mio cuore,
eppure il tuo amore per me
ancora attende il mio amore»


Ma quanto è stato bello scoprire questi versi di Tagore citati da don Giussani ne Il senso religioso; e quanto è stato bello, nonostante tutto, sentirsi ancora una volta “attesa” per questa vacanza!

La prima sera, io e i miei figli, appena arrivati, abbiamo fatto, insieme alla mia amica, un giretto in paese, dove ci è venuta incontro un’altra cara amica, che mi ha sorpreso chiedendomi: «Cosa ti ha mosso a venire qui?». Mi ha sorpreso perché, alle volte, si fanno le cose senza porsi troppe domande. Io sapevo di voler venire in montagna, avevo voglia di far vivere ai miei figli un’esperienza tutta nuova, ma non potevo sapere cosa mi aspettava; e forse un po’ mi preoccupavano l’idea di non conoscere praticamente nessuno così come il fatto di sapere che ci sarebbero state tante attività da fare. Sì, è vero, mi aveva invitato un’amica e ormai erano già diversi anni che provavo a incastrare le date per riuscire ad esserci, ma c’era altro che aveva guidato la mia scelta?

Metto da parte, almeno momentaneamente, questa domanda e la sera, appena arrivata in salone, subito mi colpisce il tema della libertà: vedere proiettata sullo schermo la frase «Questo è il paradosso: la libertà è dipendenza da Dio», che dava il titolo alla vacanza, mi ha subito interrogato in maniera molto forte sulla strada che avevo percorso finora. Io, infatti, mi ero già “scontrata” nella vita con l’idea della libertà, e avevo confuso tanto quello che significa realmente questa parola con qualcosa che, invece, si è rivelata schiavitù. Volevo dare alla libertà il significato che il mondo le dà, ovvero quello di poter fare ciò che pare e piace. Eppure, nonostante avessi provato a inseguire quest’idea di libertà imposta dalla mentalità comune, ero ben consapevole di non aver provato assolutamente né la pienezza, né la felicità: solo emozioni e divertimenti che passano senza lasciare niente. Tanto è vero che, quando penso all’idea di dipendenza, io penso a tutto ciò che di negativo può aiutare a “riempire” la vita, ma con tanto disordine. Invece, aver visto catapultata questa parola nel titolo della vacanza, mi ha portato a domandarmi perché fosse stato scelto proprio quel termine per esprimere un legame, un rapporto positivo con Dio.

Dal primo incontro, in realtà, sono dovuta uscire quasi subito perché la mia bambina, sotto antibiotico, non stava benissimo; ma anche se non sono riuscita a finire di ascoltare l’intervento, ero comunque veramente contenta di esserci stata fino a quel momento, trattenendo, prima di tornare in camera, già tante parole, compresa, quella che descrive per me una realtà più che attraente: la Risurrezione. L’indomani, dopo una bella giornata passata insieme a tanti nuovi amici, la sera, era programmato un altro intervento che mi ha colpito molto e che mi ha aperto veramente il cuore: eravamo sotto il tendone, con la pioggia che batteva a dirotto e un rumore incessante da far pensare che sarebbe arrivato il diluvio universale, a cantare “La mia casa”, lieti, affidandoci con una libertà davvero disarmante… Ecco di nuovo quella parola: libertà.

Tornata in stanza, ho visto i miei figli felici addormentarsi. Io no, la pioggia continuava a scendere e la mente a pensare a quella letizia di prima, a quel senso di pace, dato da un abbandonarsi nelle mani di un Altro, anche in quella piccola circostanza. Sono veramente grata perché, proprio quella sera, mi ha attraversato una luce particolare, che ha illuminato l’esperienza di libertà più vera che abbia mai fatto, proprio nel periodo più buio della mia vita, quando mi sono imbattuta in un destino diverso da quello immaginato con i miei progetti. Eppure, ora mi rendo conto, il destino, che non si è svelato subito, mi ha offerto un’occasione per riscoprirmi finalmente libera: ecco il riconoscimento, ecco l’avvenimento da cui tutto ha avuto inizio e che ha rinnovato la mia vita!

Oggi vedo come si è concretizzata la mia libertà. Ricordo quando ho potuto gridare a Dio che mi salvasse, che si occupasse di me e dei miei figli, perché io nulla potevo fare, che facesse Lui: mi ero resa conto di essere totalmente incapace di agire, quindi già mi sentivo totalmente dipendente da Lui e, in questo, finalmente libera. «È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo», recita un salmo. Ecco già allora, nonostante i timori, abbandonare una situazione che si era venuta a creare, troppo grande per le mie forze, nelle Sue mani, mi aveva fatto sentire amata, protetta, voluta da un Amore più grande. Ma anche libera di continuare a fare quei piccoli passi a me possibili, perché con Lui. Libera, finalmente, perché dipendente da un Altro e non da altro.

In vacanza ho preso coscienza e maggiore consapevolezza del fatto che, ad avermi fatta andare avanti in questi anni è stata proprio la conquista, allora inconsapevole, della libertà vera. E questo è sì meraviglia, ma è anche un dono tanto fragile; tant’è vero che, da quel primo respiro di libertà, diverse sono state le volte in cui, invece, mi sono di nuovo rinchiusa a “guardarmi l’ombelico” o cercando di “fare da me”, combattendo ogni giorno.

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Devo ringraziarvi tutti, perché questa esperienza mi ha reso consapevole della grazia di quel momento, di quella dipendenza che ha spalancato le porte della salvezza. Non più subendo un destino contrario ma consegnandolo completamente nelle mani di Dio. E Lui ha agito, ha ricreato, ha fatto nuove tutte le cose, perché nel creare questo rapporto, ha annullato tutto quello che di perduto e sconfitto il mondo potesse vedere. Ora posso dire che nella dipendenza da Dio sta veramente la felicità, e il poter guardare il mondo e la realtà con occhi nuovi, pieni di speranza, perché Lui è con noi e ci attende sempre.

Grazie davvero per questi giorni speciali che ho trascorso con voi, perché ho assaporato veramente cos’è una compagnia in Cristo, una compagnia con cui far memoria e aiutarsi a trattenere quello che è indispensabile per il cammino. Grazie per il bene gratuito ricevuto, per i sorrisi e l’accoglienza, perché siete stati tutti riflesso di un Amore grande e, ciascuno, testimonianza. Arrivederci e a presto! Un carissimo saluto,
Dania, Firenze