Riacceso dalle stelle

Un ragazzo alle prese con i servizi sociali incontra un'ex professoressa volontaria a Portofranco con cui prepara l'esame orale di terza media, da privatista. Le difficoltà non mancano, ma ciò che raggiungono insieme vale molto più di una promozione

Scrivo per raccontarvi una cosa che mi è successa facendo caritativa a Portofranco a Rimini. Ho omesso, per riservatezza, il nome del ragazzo, ma il fatto mi è comunque parso troppo bello per non farvelo sapere.
Ill 18 aprile mi telefona la segreteria di Portofranco: «Potresti aiutare un ragazzo di 16 anni, inviatoci dai servizi sociali e che deve sostenere gli esami di terza media da privatista, a preparare l'orale?». In un primo momento ho cercato di defilarmi, perché non ho mai preparato nessuno per la prova orale di terza media, non ho idea di quel che viene chiesto e non vorrei far ulteriori danni. Ma hanno insistito e alla fine ho detto sì.

Il primo incontro è un buco nell’acqua: non si sente bene, non si presenta. Quando finalmente ci incontriamo, la settimana successiva, lo vedo seduto al tavolo dove ha appena fatto lezione di italiano con un’altra professoressa. Mi avvicino e mi presento: guardandolo rimango stupita dallo sguardo: ha dei begli occhi chiari, incerti ma non spenti. Cominciamo a cercare di mettere a fuoco l’argomento attorno al quale costruire il colloquio multidisciplinare. Dalla scuola mi avevano suggerito argomenti di taglio sociologico e/o psicologico, ma non gliene parlo neppure: voglio che lui trovi qualcosa che ricorda con piacere di tutte quelle pagine dei libri che non ha quasi mai studiato. Finalmente si ferma sull’unica pagina sottolineata di tutto il libro di scienze: l’universo, le stelle, il sistema solare. Sorridendo mi dice: «Questo mi attizza!». Io mi entusiasmo subito: «Bellissimo, gli dico, ma sai che tutto il sapere umano si è costruito osservando il cielo? È veramente un argomento stupendo».

Dentro di me penso che quel verbo con cui ha definito il suo interesse, «attizzare», è proprio lo scopo di Portofranco: come recita la frase di Plutarco, «i ragazzi non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere». Cominciamo a scegliere, materia per materia, i collegamenti interdisciplinari, ma a un certo punto lui mi ferma e mi dice: «Sa, quando penso che lo spazio è infinito, che tu arrivi in un punto e c’è sempre qualcos’altro da scoprire, da andare avanti, mi dà proprio fastidio!» Resto un attimo muta di fronte alla sincerità di un giovane cuore che, come me, sta facendo i conti con tutto ciò che nella realtà non può controllare. Poi gli dico: «Che forte quello che dici, anch’io sono come te, ma pensa come sarebbe bello se invece che fastidio questo fosse ogni volta un passo per aprire mente e cuore oltre i nostri limiti! Non ci siamo fatti da soli e c’è tanto da scoprire e da godere».

La volta successiva appena mi siedo mi chiede: «Prof, ma lei perché si è ritirata?» Lì per lì non capisco cosa vuol sapere, poi comprendo che mi sta chiedendo perché sono andata in pensione. Gli rispondo che ho insegnato per 42 anni con molto piacere e poi ho dovuto lasciare per problemi di salute. E lui commenta: «Perché penso che mi sarebbe piaciuto avere un'insegnante come lei». «Beh, gli rispondo, adesso ce l’hai, approfittane». E riprendiamo il lavoro.

Fa veramente fatica a concentrarsi, mi racconta che praticamente ha scambiato il giorno con la notte, che non riesce a svegliarsi prima di mezzogiorno, che è per questo che ha smesso di andare a scuola; ed emergono nel suo racconto tanti particolari che spiegano la segnalazione dei servizi sociali, ma quando anche per pochi secondi riesce a seguire il filo del pensiero che racconta della nascita dell’universo immediatamente si «attizza», e gli occhi si sgranano in un’espressione di stupore. La situazione è veramente complicata, non si capisce neppure se riuscirà ad alzarsi per presentarsi per tempo il giorno degli esami, eppure lui c’è, lo vedo, ed è un grande, con grandi desideri.

Al termine delle poche lezioni che siamo riusciti a fare (data la sua frequenza a dir poco discontinua) sono molto preoccupata su quel che potrà succedere. Parto per le vacanze con il pensiero ai suoi esami ma senza poter far nulla per aiutarlo ulteriormente. Al ritorno mi raggiunge il messaggio della segreteria di Portofranco: «Mi ha telefonato, ce l’ ha fatta! Ti ringrazia».

Prendo il telefono e gli scrivo. «Ciao. Ho saputo che l'esame è andato bene. Ti ho pensato molto in questi giorni, anche perché mi dispiaceva non poter essere presente proprio nei giorni delle prove. Spero proprio che questo piccolo successo ti aiuti a prenderti sul serio, perché tu vali molto più di quel che pensi. Un abbraccio e spero ci siano occasioni di rivederci in questa estate. Ciao ciao”.
Letizia, Rimini