Quello sguardo di «Uno che ci aspetta»

Alla Giornata d’inizio anno di GS Abruzzo e Molise la testimonianza di Giulia e Alberto, una giovane coppia da due anni a Pescara: «Senza certi volti la nostra storia non ci sarebbe»

È domenica 20 ottobre e siamo in 120, tra adulti e ragazzi, a Lanciano, Chieti, per la Giornata d’inizio anno di Gioventù Studentesca di Abruzzo e Molise. Il silenzio nella sala di Villa Medici e la bellezza dei canti anticipano ciò che Giorgio sta per dire nell’introduzione. «Aspettavamo con desiderio questo momento: quanto abbiamo bisogno di sorprenderci davanti a Uno che ci aspetta!». Poi elenca i terribili avvenimenti che sembrano scandire questo periodo così difficile: le guerre in corso, l’assassinio di Christofer a Pescara, i fatti di Paderno, la ragazza di Parma e, da ultimo, il suicidio del ragazzo di Senigallia.

Il male sembra distruggere ogni certezza. Ma allora davvero la vita è quella promessa di bene di cui abbiamo fatto esperienza quest’estate in vacanza? Ci aiutano le parole di Calvino: «C’è qualcosa che in mezzo all’inferno, non è inferno», qualcosa che occorre «cercare, saper riconoscere, farlo durare e dargli spazio», prosegue Giorgio. E per farlo comprendere meglio si serve della parabola della zizzania, arricchita da un ricordo della sua infanzia quando, camminando nei campi, si accorgeva che il grano maturo sovrastava tutto. «Questo è il metodo di Dio», spiega. E ancora: «Pensate al beato Carlo Acutis, morto a soli 15 anni, o alle parole di Sammy Basso (“Non c'è mai stata alcuna battaglia da combattere”), che il cardinale Pietro Parolin ha descritto come “una grande luce che si è accesa nella notte del mondo”. È il metodo di Dio: di fronte al grigiore della quotidianità non dobbiamo confonderci, ma dare spazio a questa storia iniziata 2mila anni fa e che ha fatto dire a Giovanni e Andrea: “Abbiamo trovato il Messia”. È lo stesso sguardo, lo stesso incontro che, attraverso un’amicizia, ha raggiunto la nostra vita».

Così come ci testimonia Cristina che ha dato spazio a un invito fatto durante un laboratorio il giorno prima del Triduo pasquale, che le ha fatto percepire uno sguardo di amore e di bene mai provato prima e che ha stravolto tutta la sua vita fino ad oggi: la vacanza, il Meeting, l’équipe di GS. Uno sguardo che ora, tornata a scuola in una situazione faticosa, le fa dire: «Non sono cambiati i miei compagni, ma sono cambiata io, perché ora la mia vita parte da questo sguardo di bene che mi ritrovo addosso». Così come Marco che, di fronte all’invito all’équipe, si chiedeva: «So già cos’è, riuscirò a sorprendermi di nuovo?». La novità riaccaduta è stata così prorompente da portarlo a Firenze per una serata di canti e letture, e a dire: «Sono andato per dare spazio a quella novità».

Dopo l’introduzione, un silenzio pieno di attesa accoglie Alberto e Giulia, una giovane coppia arrivata a Pescara da soli due anni, con due bambine. Sono diversissimi: lei milanese cresciuta in una famiglia del movimento; lui salentino figlio di comunisti, educato a pane e politica, arrivato a Milano per l’università. Gli approcci deludenti con “quelli di Lotta comunista”, lo studio con i ragazzi del Clu, l’invito a cena da parte di un amico e poi la Scuola di comunità, dove Alberto rimane affascinato da don Fabio Baroncini che gli sembra «un prete, cioè un uomo». Alberto e Giulia si incontrano nel 2013, in un momento particolare per la storia di entrambi: tanti dolori e fatiche, fino alla morte del papà di Alberto due mesi prima del loro matrimonio, ma una pienezza di rapporto che cresce sempre più seguendo il fascino della compagnia incontrata. «Il filo rosso della nostra storia sono stati i nostri amici», raccontano. «Senza alcuni volti la nostra storia non ci sarebbe. A volte andavamo con poca voglia al gruppetto di Fraternità e invece lì tutto ricominciava».

Anche quando si sono trasferiti nelle Marche: sono cambiati i volti, ma non la certezza di una storia che è la roccia su cui poggia tutta la loro vita. «A Pescara», dice Alberto continuiamo a vivere la stessa sovrabbondanza che ci ha portato qui. È oggettivo, l’incontro con la comunità ha rivoluzionato la nostra vita». È proprio l’amico che gli aveva fatto incontrare il movimento, e che ora se ne è allontanato, a farglielo notare: «Tu e Giulia avete uno sguardo che mi stupisce».

L’ultimo passaggio sottolineato da Giorgio, è la missione: per portare la bellezza dell'amicizia di GS ai nostri amici, ai compagni di scuola, non occorre una strategia particolare, ma occorre essere semplicemente se stessi.

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Dopo un momento di pienezza così, l’esplosione di bellezza e di gusto dei giochi coinvolge tutti. Ma la giornata è ancora ricca, ci si sposta al Santuario del Miracolo eucaristico dove, dopo il pranzo e un momento di canti, mai così partecipato e goduto da tutti, i ragazzi di Lanciano ci raccontano la storia e ci accompagnano nella visita al Miracolo eucaristico dentro il santuario dove viene celebrata la Messa. Come ha detto Sofia durante il raggio di qualche giorno dopo: «Per me il miracolo è stato vedere ragazzi timidi che si sono fatti coinvolgere in tutto in modo esplosivo e accorgermi che, in tutto quello che abbiamo fatto nella giornata, c’era nell’aria un bene più grande».
Daniela e Nicola