MOSTRA A MILANO In carcere si può cambiare vita
Nel bel mezzo dell’emergenza carceraria, che registra un sovraffollamento delle celle che ha ormai raggiunto i livelli precedenti all’indulto, sbarca nel Palazzo di Giustizia di Milano una mostra che mette a tema il mondo dei reclusi.
Un mondo che nella vulgata dominante (affermatasi anche a causa dell’aumento della criminalità) dovrebbe marcire in cella, un mondo condannato a restare prigioniero del suo passato e degli errori commessi, e sul quale è inutile investire per tentare un recupero sul piano umano e sociale. E invece anche in prigione può accadere che qualcosa cambi, che si metta in moto una dinamica nel segno della positività, della voglia di cambiare e di ricominciare una nuova vita. "Libertà va cercando ch’è sì cara. Vigilando redimere": il titolo della mostra (realizzata in occasione del Meeting di Rimini 2008) esprime bene la provocazione che in essa è contenuta. «Siamo convinti che un uomo, qualunque delitto abbia commesso, ha sempre una possibilità di cambiare e di redimersi, se incontra qualcuno che fa rinascere una domanda sulla verità di sé e testimonia un modo di guardare la vita in maniera positiva - spiega l’avvocato Paolo Tosoni, responsabile della Libera Associazione Forense che ha promosso l’iniziativa, visitabile da oggi al 28 marzo presso l’atrio della Corte d’appello al terzo piano del Tribunale (info e prenotazioni: mostracarceri@email.it) -. Non è una convinzione ideologica, nasce dalle esperienze raccontate nella mostra: la documentazione di esistenze cambiate, che ritrovano speranza in un ambiente dove sembrerebbe non esserci più speranza». I pannelli della mostra riproducono lettere di carcerati che raccontano la loro condizione, documentazioni di carattere storico, letterario e cinematografico che raccontano la rinascita dell’umano nelle prigioni. La funzione rieducativa della detenzione, prevista dalla Costituzione ma spesso disattesa, viene così riproposta in un momento in cui è sempre più evidente che non si va lontano se ci si limita a riempire le celle e a costruire nuove carceri.
La prigione deve diventare un luogo in cui si sconti la pena e insieme sia possibile ricominciare un nuovo percorso umano: vigilando redimere.