PARAGUAY Un happening al di là della crisi

Un concerto, una mostra, l'incontro con Padre Aldo e un affondo sullo sviluppo in America Latina. Otto giorni a testimoniare che, anche all'interno dei problemi attuali, c'è una positività in atto
Ana Burró

Con lo slancio che ci ha trasmesso Julián Carrón, quando è venuto a festeggiare i 25 anni di presenza di Cl in Paraguay, abbiamo affrontato la diciasettesima edizione dell’Happening, un evento culturale e artistico, proposto alla città di Asunción, ricco di incontri, dibattiti, mostre, su temi di particolare importanza per la nostra realtà. Quest’anno inoltre Asunción è stata nominata "Capitale americana della cultura", quindi volevamo offrire un contributo culturale e artistico adeguato a questo riconoscimento.
Il tema dell’edizione 2009, che si è tenuta dal 21 al 28 settembre, - "Al di là della crisi" - è stato uno sguardo alla crisi economica mondiale e alle risposte per affrontarla, nella consapevolezza che, al di là dei problemi finanziari ed economici, quello che è in crisi è la persona. L’apertura è stata un concerto dell’Orchestra della Universidad del Norte diretta dal maestro Diego Sánchez Haase, nell’Auditorium del Collegio santa Caterina da Siena. L’orchestra ha eseguito magistralmente musiche di Max Bruch, la Prima Sinfonia di Beethoven, e composizioni del nostro compatriota José Asunción Flores: Panambi Verá y Gallito Cantor. Quest’ultimo pezzo ha scatenato una vera ovazione del pubblico, tanto che si è dovuto replicare. L’evento ha visto la presenza di un pubblico molto particolare: una trentina di bambini di non più di dieci anni, alunni del collegio Santa Caterina e figli di famiglie del movimento, seduti in prima fila, con gli occhi spalancati, in un silenzio così rispettoso che ha spinto il Maestro ha commentare: «È la prima volta che ho un pubblico che sa ascoltare e gustare la musica in questo modo; voi siete educati alla bellezza».
L’audacia che nasce dalla fede ci ha spinto a proporre una mostra sulla vita di san Benedetto da Norcia nel Centro Culturale di Alianza Francesa, simbolo della cultura laica del nostro Paese. È stata la possibilità di entrare in contatto con persone di cultura, idee politiche e formazione diverse. Attraverso le opere della tradizione monastica benedettina, si è potuto mostrare come la fonte dell’Essere diviene familiare per mezzo di un incontro pienamente umano, gratuito e amorevole, al quale l’uomo aderisce con la sua libertà. Le opere benedettine sono la testimonianza del fatto che la fede vissuta con verità produce il miracolo di una abbondanza che va ben al di là di qualsiasi calcolo o previsione. Nel nostro Paese stiamo vivendo una situazione molto difficile sul piano sociale, economico, culturale, della famiglia, del lavoro; tempi simili a quelli vissuti da san Benedetto. Con la mostra si è visto come tutto può migliorare se ciascuno prende sul serio l’incontro che ha fatto e si lascia abbracciare dalla compagnia in cui Dio lo pone. Quanto ha significato la mostra per coloro che l’hanno visitata si comprende leggendo il testo che una visitatrice ci ha fatto pervenire: «Dio, nostro Creatore, ci ha donato per mezzo della Sua infinita misericordia tutto quanto ci occorre per realizzare opere di bene, che possano servire di esempio per l’umanità di ogni epoca. Guardiamo con meraviglia e ammirazione come l’Opera di san Benedetto ha preso forma nella tradizione monastica benedettina, fonte di Dio per tutti i tempi. Che l’intercessione di san Benedetto accresca il carisma di Comunione e Liberazione per il Bene della vera comunione in Cristo e la liberazione dalla realtà che si oppone al disegno di Dio che è amore». Quello che abbiamo vissuto in questi giorni ci ha colpito così profondamente da generare il desiderio di portare la mostra nelle università e nelle comunità dell’interno del Paese.
La testimonianza di padre Aldo Trento è stato un altro dei momenti proposti all’interno dell’Happening. Padre Aldo ha iniziato il suo intervento dicendo che l’energia per dare la vita per i malati terminali gli viene dal cuore, perché il cuore dell’uomo che desidera l’infinito non si arrende davanti alle circostanze senza tentare di rispondere ai bisogni e al dolore visibile nei poveri della nostra società. Ha testimoniato che l’abbraccio umano di cui fece esperienza quando incontrò don Giussani non gli permise di stare tranquillo, e che l’opera della Casa della Divina Provvidenza è nata come conseguenza della memoria grata per la misericordia che il Mistero gli manifestò in quell’abbraccio.
Il professor Luis Enrique Marius ha tenuto la conferenza sul tema "Un modello alternativo di sviluppo integrale. Contributi per un cambiamento", dove ha proposto un modello di sviluppo basato su tre aspetti complementari: identità, integrazione e sviluppo. Il professor Marius, uruguaiano di nascita e residente in Venezuela, è membro del Consiglio Direttivo del Celadic - Centro Latinoamericano per lo sviluppo, l’integrazione e la cooperazione. Il Centro, che si occupa della relazione fra l’identità latinoamericana e la dottrina sociale della Chiesa, si dedica alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo per l’America Latina-. L’incontro ha rappresentato un richiamo a tutti a farsi carico con una responsabilità personale dello sviluppo dei nostri popoli, un compito che di solito si tende a delegare ai «politici di turno».
Il nostro desiderio è stato di offrire la testimonianza e il lavoro di persone che anche in tempi difficili sono capaci di costruire, sicure e certi dell’esperienza che vivono, per una positività in atto. Nella realtà che viviamo, dove tutto è in crisi, la proposta dell’Happening è stata come un tuffo nell’acqua fresca per ritornare con più impeto al lavoro di ogni giorno, ricordando la frase che è affissa sullo sfondo del salone dove Carrón ha incontrato più di 500 persone ad Asunción: «La nostra umanità commossa dalla corrispondenza della fede». In questi giorni abbiamo voluto dire a tutto il mondo quanto è bella la vita che nasce dall’incontro con la presenza di Cristo.