«Era solo una cena, ora è una storia»
Più di mille partecipanti hanno donato oltre centomila euro per aiutare sette progetti tra l’Etiopia, il Veneto e il Kenya. Tra loro sindaci, imprenditori e professori universitari, che hanno gustato i piatti cucinati dai migliori chef della città. Questi i numeri della Cena di Santa Lucia di quest’anno, organizzata dall’ omonima associazione, un “network della solidarietà” nato due anni fa da una cinquantina di personalità del mondo civile e sociale con lo scopo di dare continuità alle iniziative sostenute con l’annuale cena.
Per poter capire fino in fondo il cuore di quanto è successo il 13 dicembre al centro congressi Papa Luciani di Padova, è bastato sentire le prime parole di Graziano Debellini, presidente dell’Associazione Santa Lucia: «La nostra all’inizio era solo una cena, adesso, dopo dieci anni, è una storia».
Sul palco, durante la serata, in tanti hanno raccontato i frutti sbocciati in tutto il mondo a partire da questa storia. Dall’Etiopia, dove suor Laura Girotto sta costruendo un ospedale e padre Teklè Mekonnen è il rettore della neonata università Cattolica, sorta con lo scopo di formare la futura classe dirigente del paese africano. L’aiuto di Santa Lucia arriva fino in Kenya, dove a Dadaab il giovane maestro Deogratias educa i ragazzi cresciuti nel più grande campo profughi del mondo. Eppure la crisi colpisce anche vicino a casa, come ha raccontato Lia Gianesello, responsabile delle Cucine economiche popolari della Diocesi, che offrono mille piatti caldi al giorno. A sempre più italiani.
A chiudere la serata è stato chiamato Giorgio Vittadini, ospite fisso fin dalla prima edizione, che ha spiegato le ragioni profonde da cui nasce la bellezza della cena: «Come Lucia, ricca di famiglia, che convinse la madre a donare tutto ai poveri, anche qui si vedono i segni di una cultura che ha molto da dire sulla crisi che stiamo attraversando. Quello che impariamo questa sera può diventare un modo diverso per trattare la famiglia e l’azienda creando i presupposti per un’economia e una socialità nuove, non solo un’opera di bene per lavarci la coscienza una volta l’anno».