«Vado lì, al compimento della vita»
Ultimo giorno di Meeting. Ora di pranzo, nella mensa dei volontari. Alla tavolata si continuano ad aggiungere posti, fino a che non c‘è più spazio e si fanno doppie file. Ogni volta che arriva qualcuno, Alejandra, emozionata come una bambina, chiede di presentarsi. Nessuno conosce nessuno. C’è un solo punto in comune, ed è lei, che i più hanno incontrato da pochi giorni o da poche ore. La bellezza di Alejandra, la sua letizia, li ha convocati tutti qui senza calcolarlo. Al pranzo gente che non si è mai vista racconta la propria storia, canta, domanda, s’interessa all’altro con una familiarità che non si spiega e fa dire all’ultima arrivata, rimasta in piedi e di sasso: «Questo è il Paradiso».
Alejandra Diez Bernal, 48 anni, di Madrid, ha lavorato gratis al pre-Meeting, occupandosi dell’accoglienza dei volontari, e poi ha continuato a servire tutta la settimana, in mezzo alle altre duemila maglie blu. Lei scoppia, brilla di vita. «Forse questa è la mia ultima estate. E quel che volevo era venire al Meeting. Poter aiutare a costruirlo». Da più di un anno è malata di un sarcoma sinoviale, un tumore raro e aggressivo.
«Perché sei al Meeting?», le ha chiesto a metà settimana una giornalista tv: «Credo che la risposta più giusta sia perché Dio vuole». Ha in testa le parole della presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, nell’incontro con i volontari: «La coscienza giusta per stare qui è la gratitudine a Dio di poterci essere, perché non si può darlo per scontato». «Per me è proprio vero», dice Alejandra. L’anno scorso aveva già i biglietti per partire, quando le hanno trovato una metastasi al polmone e ha dovuto subito iniziare la chemioterapia. «Poi sembrava che il tumore si fermasse, invece no, è andato avanti. Così anche quest’anno, fino all’ultimo, non sapevo se sarei potuta partire. Allora, davvero, ogni istante sono cosciente di essere qui perché Dio vuole. E questa è la prima ragione, la ragione principale».
Alejandra lavora nella finanza, è una funzionaria del Governo di Madrid, in un ambiente dove la competizione è molto alta. Il lavoro da volontaria è stato, come dice lei, «un cambio di chip»: «Il mio modo di vivere non era per nulla gratuito. Al Meeting scopri quanto sia grande sperimentare la gratuità, perché è la cosa più simile al divino: Dio dà tutto».
Solo pochi mesi fa, non era così felice. Non voleva parlare della sua malattia, non voleva nemmeno che gli amici le facessero domande. Ma a maggio, durante gli Esercizi spirituali della Fraternità di CL in Spagna, un incontro le ha cambiato la vita. Un dialogo con don Julián Carrón, che racconta così: «Vado da lui e gli dico: “Carrón, sono Alejandra, non mi conosci ma voglio dirti che sono molto grave...”. E mi sono messa a piangere. Lui mi risponde: “E qual è il problema?”. Io ho pensato che non capisse più lo spagnolo. Gli ho ridetto: “Carrón, sto per morire, e ho molta paura...”. Lui, guardandomi negli occhi, con uno sguardo pieno di pace, mi dice: “Alejandra, qual è il problema? Tu vai al compimento della vita. Tu vai prima di noi, sei davanti”. E poi aggiunge: “Io verrei con te, ora”. Io lì ho visto che per lui era vero, che diceva la verità. Ero sotto shock, perché mai nessuno mi aveva parlato così. Tutti mi dicevano: “Non ti preoccupare, tranquilla, la scienza va molto veloce...”. Era la prima volta che incontravo qualcuno che era la Resurrezione fatta carne, e che mi diceva: “Alejandra, siamo stati creati per andare lì”».
Guarda il titolo del Meeting, che è scritto ovunque in Fiera: «Io ho incontrato un uomo che ha un desiderio grande, un desiderio che coincide assolutamente con quella domanda: “Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”. Ho visto un amico che vuole veramente “andare lì”, al compimento della vita. Per lui la mancanza è di vedere Dio. Noi possiamo fare tutto, passare la vita, dimenticandoci di quel che è vero. Ed io per questo sono venuta al Meeting: per collaborare a costruire questa cattedrale che mi aiuta a vivere».