Ragioni di un impegno per il bene di tutti
Tutti siamo chiamati in causa dalle Elezioni Amministrative dell’11 giugno, non solo coloro che già sono impegnati in politica ai vari livelli o che si candideranno.
Nelle persone e nelle realtà sociali sembra dominare il pessimismo, alimentato molto dall’incertezza. Ci sono tutti i problemi che vediamo: la crescita della povertà; l’assenza di riferimenti nella società civile e di proposte capaci di incidere nella vita reale delle persone, nei bisogni di chi ha una famiglia o cerca un lavoro; l’afflusso apparentemente incontrollabile dei migranti, che contribuisce ad aumentare il sentimento di insicurezza; l’emarginazione, gli anziani, la carenza di alloggi per i meno abbienti e le giovani coppie, la crisi dell’educazione e il degrado degli edifici scolastici, la carenza di impianti sportivi adeguati, l’inquinamento e il verde pubblico, il problema dei trasporti. Sono solo alcune delle questioni con cui ci dobbiamo confrontare ogni giorno; volenti o nolenti, fanno parte del tessuto della nostra vita quotidiana. A tutto questo si aggiunge un’ulteriore incertezza legata a una disistima e sfiducia nelle istituzioni.
In questo contesto, il rischio è che prevalga il disinteresse o una reazione istintiva, un “non giudizio” o l’idea di abbattere chi è al potere, perché gli si attribuisce tutta la responsabilità delle cose che non vanno. Una crescente cultura del sospetto e dell’incertezza blocca ogni proposta di cambiamento e demolisce tutto quello che nasce da un’appartenenza ideale, da una tradizione e da una storia, di qualsiasi colore e credo. Mentre quello di cui oggi c’è più urgenza è di soggetti che possano – nel piccolo o nel grande – incontrarsi, dialogare e fare delle proposte credibili.
Da dove ripartire? (...)