Pigi Bernareggi. Il messaggio di Carrón
«L’io nuovo nasce dal gesto di elezione di Cristo che lo inserisce nella compagnia umana generata dal Suo Spirito, nella Chiesa. Questa elezione assume sempre una forma storica concreta» (L. Giussani ˗ S. Alberto ˗ J. Prades, Generare tracce nella storia del mondo, Bur, Milano 2019, p. 115).
Cari amici, queste parole della Scuola di comunità che abbiamo appena studiato descrivono la vita di don Pigi Bernareggi, tutta vissuta dentro l’alveo di quella forma storica concreta che è il carisma e tutta segnata da due fedeltà. Innanzitutto quella di Dio, che lo ha scelto per fare avanzare il Suo disegno di salvezza e non lo ha mai abbandonato. E poi la fedeltà di Pigi, che ha riconosciuto e assecondato la chiamata del Mistero, che lo aveva raggiunto nel 1954 in un’aula del liceo Berchet di Milano con l’accento inconfondibile di don Giussani. Ricordò per tutta la vita quello che fu il suo “bel giorno”: «Come un uragano, era entrato nella nostra vita ˗ e stavamo già aspettando la prossima lezione». Perché? «Ci chiedeva un nuovo uso della ragione: non più applicata a formulare schemi e catalogare nozioni, ma aperta alla scoperta del mistero dell’essere, alla trasparenza del senso ultimo dell’esperienza umana».
Attraverso don Giussani il cristianesimo ha fatto irruzione nella sua vita come un avvenimento presente: «Ciò che ho ricevuto in GS è stata la certezza della presenza di Cristo in tutto, sempre, costi quel che costi, dovesse cascare il mondo. Presenza di Cristo nell’istante che passa, perché se non è nell’istante che passa, semplicemente non è, sarà uno schema teorico a cui ti riferirai di tanto in tanto, una specie di rifugio o ritiro spirituale. La grande scoperta che abbiamo fatto in GS con i miei amici è stata che la sostanza dell’istante che passa è la presenza di Cristo. Se non è nell’istante che passa, non è». Pigi ci ricorda che Cristo è qualcosa che ci accade ora. È questa la sua più grande eredità.
Per questo il suo motto sacerdotale era «Nulla anteporre a Cristo» (san Cipriano). Questa consapevolezza ha fatto di lui un protagonista nella quotidiana testimonianza tra i favelados di Belo Horizonte. Mai seguendo un’altra via, nemmeno quando ha dovuto attraversare le valli oscure della solitudine e della malattia. Sempre ha assecondato il metodo sommesso di Dio. Quanti frutti ha prodotto la sua disponibilità ad assecondare quel metodo!
In una lettera del 1999 a Rosetta ˗ che ha condiviso con Pigi l’avventura brasiliana fino all’ultimo ˗, don Giussani ne parlava come «il più grande nome tra i nostri missionari. Ma Pigi è stato anche generatore dei primissimi inizi del Movimento; Pigi per me incarna l’ideale del nostro Movimento in quanto fa rivivere oggi CRISTO come lo vedevano Pietro e Giovanni ieri».
Chiediamo che l’ideale incarnato da Pigi inondi la nostra vita, perché anche per ciascuno di noi diventi sempre più esperienza quotidiana ciò che hanno vissuto Pietro e Giovanni, e Pigi con loro: «Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,38˗39).
Con affetto, vostro
don Julián Carrón
Milano, 23 gennaio 2021