Verso il Meeting. Dio ha bisogno degli uomini
«Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità – dice Teilhard de Chardin – non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame, né la peste; è invece quella malattia spirituale, la più terribile perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere».
Quando ho letto questa frase di Teilhard de Chardin mi è venuto immediatamente al cuore e alla memoria come deve essere nato l’interesse per Cristo, come debba essere nato proprio storicamente. Perché, come talvolta con alcuni di voi abbiamo riflettuto, meditato, la gente poteva andare a sentirLo dicendosi: «Cosa dice costui? Parla della Trinità, di Dio Padre, parla dell’inferno, parla dell’anima, della responsabilità dell’uomo…». Però potevano anche farsi un’altra domanda: «Ma perché costui dice queste cose?». Dentro il cuore della gente questa domanda trovava una risposta senza che essa, la gente, ne fosse cosciente. Immediatamente, se uno avesse formulato questa domanda, si sarebbe sentito rispondere: «Perché ama l’uomo, perché ha passione per l’uomo!» (...)
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