L'aula magna di Santa Lucia a Bologna (Foto: Incontri esistenziali)

Cattolici irrilevanti in politica? Il dibattito continua

A Bologna un confronto tra Ernesto Galli Della Loggia, Davide Prosperi, Marco Impagliazzo e il cardinale Matteo Zuppi. La cronaca e il video dell'incontro
Angelo Picariello

Metti una sera a Bologna, a parlare di cattolici e della loro, presunta, irrilevanza politica. Sono in mille circa ad ascoltare. Irrilevanti - forse sì, forse no - sicuramente molto interessati. A parlare de “I cattolici nella società italiana: eclissi o nuova responsabilità?” ci sono il presidente della fraternità di Comunione e liberazione Davide Prosperi, quello della Comunità di sant’Egidio Marco Impagliazzo e il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e presidente della Cei. Sull’irrilevanza c’è il titolare del “copyright”, Ernesto Galli Della Loggia. La location, come sottolinea l’imprenditore Franco Bernardi di “Incontri esistenziali”, ci mette del suo. Siamo nell’aula magna di Santa Lucia, che fu un’importante chiesa della città, e dopo lo spossessamento in epoca napoleonica è stata tante altre cose: caserma militare, presidio delle Croce Rossa, palestra della Virtus Bologna, e ora aula magna dell’università.
In questa strana notte bolognese ci sono, infatti, tanti studenti ma anche volti noti della politica, l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, l’ex ministro Gian Luca Galletti, i deputati Galeazzo Bignami e Lorenzo Malagola (di Fdi), la capogruppo di Forza Italia in Regione Valentina Castaldini. Arriva trafelato anche l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi con la moglie Flavia.

Galli Della Loggia va subito diretto, e non fa sconti neanche al padrone di casa: «Il problema va affrontato dalla testa», dice: «La Chiesa è ancora ferma al Concilio, ha difficoltà a leggere i segni dei tempi», attacca. E di fronte alla «decristianizzazione» dell’Europa non manca solo un partito, «ma anche una voce cristiana». Una Chiesa divisa, sostiene, che esibisce una «unità fittizia» su temi di facile presa.

La provocazione è servita. Ma per Prosperi «anche se non si identificano più in un partito, i cattolici ci sono». Quel che è carente, per il presidente di CL, è però «un giudizio come comunità cristiana, in grado di incidere sulla politica». Il rischio di adeguarsi alla mentalità dominante c’è: senza una posizione di fronte al potere come quella dello starets Giovanni («Quel che abbiamo di più caro nel Cristianesimo è Cristo stesso») si rischia una «fragilità della politica che nega il trascendente e trascura il bene comune per disinteresse al bene della persona». Per Prosperi invece è proprio l’incontro con Cristo a suscitare quella «passione per l’uomo e per il suo desiderio di felicità» che può originare una politica che ha davvero a cuore la persona.



Per Impagliazzo la Chiesa è «l’ultimo corpo intermedio», ma è la politica, «con il maggioritario», ad esser diventata «inospitale» per i cattolici, «che cercano convergenze», ma sono penalizzati dalla «polarizzazione». La politica non raccoglie le domande che salgono dalla società, «nessun partito - sottolinea - si fa carico della domanda di pace maggioritaria nel Paese». Ma, nonostante tutto, «l’unità è la battaglia di tutti i giorni.Abbiamo opinioni diverse, ma tendiamo all’unità, se no che Chiesa saremmo?», e dalla platea scatta l’applauso liberatorio.

Il moderatore Michele Brambilla affaccia il tema dei cosiddetti "principi non negoziabili”. «Non sono più importanti, lo sono solo i temi sociali? Che cosa deve dire la Chiesa?», chiede. «Deve dire tutto - risponde Prosperi -. Una fede che non sa parlare a tutti gli aspetti della vita, politica compresa, diventa un pezzo da museo». Di fronte al nuovo governo Impagliazzo promuove la lotta alla denatalità («ma - sottolinea - la linfa vitale può venire anche da altri popoli») mentre Prosperi rimarca il proposito di valorizzare i corpi intermedi. «Mi auguro lo faccia». E indica, fra le priorità, la cultura, l’educazione e la pace. Quanto ai temi etici, «vanno affrontati con la convinzione che la vita vale, contro una visione individualista che vuole la persone schiave del potere e della morte».

Da sinistra: Michele Brambilla, Ernesto Galli Della Loggia, Davide Prosperi, Marco Impagliazzo e il cardinale Matteo Zuppi

Valori etici o valori sociali? «Tutto è importante, tutto ci interessa, eviterei la gerarchia dei valori», sostiene Impagliazzo. Indica «la famiglia, la vita», ma sottolinea il tema degli anziani, una fase della vita che per il presidente di Sant’Egidio deve tornare ad essere vissuta in famiglia. Ma c’è anche la pace, «un cattolico non può non lavorare per la pace», sottolinea.

Convinto Galli Della Loggia? Per niente: «Mi dichiaro non soddisfatto, voterò contro signor presidente», sdrammatizza con l’ironia. Ingrato il compito di Zuppi. È notte fonda, ma l’aula magna è ancora piena e attenta. «Guardo ’sta sala - dice il Cardinale - staremo a un funerale, ma pure tu hai detto che non ti aspettavi tanta gente», gli replica scherzoso a riportarlo su una comune constatazione incoraggiante. D’altronde «quando i cattolici erano rilevanti hanno lasciato tanti problemi aperti». In ogni caso «il test dell’irrilevanza è complicato da fare», e «l’unità data dalle indicazioni del Papa non è irrilevante». Temi etici e temi sociali stanno insieme. «Il Papa non ha mai smesso di parlare della famiglia e della vita, dall’inizio alla fine. Solo che spesso ci siamo dimenticati di quel che sta in mezzo…». C’è poi il Terzo settore «che fa politica a sua volta, ma deve diventare anche progetto politico «facendo cultura nel suo vero senso». Paolo VI parlava della politica, ricorda, come la «più alta forma di carità», mentre il Papa nella Fratelli tutti, ci parla di «amore politico», ossia la carità che individua anche soluzioni politiche. «Parlare con tutti, come chiede il Papa, non significa essere d’accordo con tutti. Il vero avversario - sottolinea Zuppi - è la politica fatta per i propri interessi, contro i bisogni delle persone». I grandi della nostra storia repubblicana furono sollecitati dai loro Vescovi. Bisogna imparare da loro: «Per fare politica da cristiani, prima bisogna essere cristiani».