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La verità può essere divisiva, eppure resta la cosa di cui abbiamo più bisogno

L’amore all’altro non è semplicemente un’emozione o una carezza, ma anche un giudizio (talvolta duro) che impegna a cercare insieme il destino comune, appunto, la verità per cui siamo fatti. Un contributo di Giancarlo Cesana su Tempi di maggio
Giancarlo Cesana

“La verità è divisiva”. Innanzitutto lo dicono quelli che alla verità non credono o credono poco, pensando che si debba avere delicatezza e riguardo per quelli che potrebbero non essere d’accordo. Non quelli che non sono d’accordo, ma che potrebbero non essere d’accordo. Secondo me tra il non credere o il credere poco alla verità non c’è molta differenza. La fede nella verità segue la legge del tutto o nulla, o ci si crede, oppure no. Una delle ragioni della sfiducia nella verità, forse la principale, è che la verità è così grande, così complessa da essere irraggiungibile, per cui chiunque pensi di comunicarla, cioè in qualche modo possederla, fa un atto di enorme presunzione, insopportabile. «Dio [cioè la verità], se c’è, non c’entra», dice Cornelio Fabro della mentalità prevalente; non vale la pena pronunciarsi su di essa, perché è impossibile.

Mi chiedo che cosa questi atei o agnostici pensino del valore di ciò su cui riflettono, parlano o addirittura scrivono. Si tratta di stati d’animo, opinioni o risultati di studi e ricerche? Che durata, resistenza, utilità hanno? Anche il risultato scientifico è sottoposto alla legge della falsificabilità dell’ipotesi, ovvero vale fino a che non è dimostrato il contrario. Nulla è più provvisorio della scienza come insegnano i maestri del dubbio. Allora perché si discute, magari accanitamente, per un’affermazione, un’analisi piuttosto che un’altra?...

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