Che prezzo ha la dignità?

La nota dell'associazione Medicina e Persona sulla decisione della Corte dei Conti di chiedere - in merito alla vicenda di Eluana Englaro del 2009 - un risarcimento a Carlo Lucchina, allora direttore generale della sanità lombarda

Il padre di Eluana Englaro, dopo che sua figlia era stata curata e assistita dal personale della clinica Beato Talamoni di Lecco per 17 anni, aveva ottenuto dalla Corte di Cassazione una sentenza che non riteneva accanimento terapeutico i trattamenti di idratazione e alimentazione artificiali, ma d'altro canto ammetteva che essi potessero eventualmente essere interrotti in presenza di due presupposti necessari: che la condizione di stato vegetativo fosse irreversibile; che l’interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiale fosse realmente espressiva della concezione del paziente espressa prima di cadere in stato di incoscienza della sua idea di dignità della persona.

Ma Regione Lombardia, dopo attenta disamina del caso da parte dell’avvocatura regionale, si era opposta al fatto che in Lombardia si potesse dare la morte a una disabile grave, ricordando che i sanitari che l’avessero fatto sarebbero «venuti meno ai loro obblighi professionali».

Eluana veniva così trasferita alla clinica "La Quiete" di Udine dove moriva il 9 febbraio 2009 per sospensione di nutrizione e idratazione artificiale come da sua volontà secondo il padre. È notizia di questi giorni il verdetto col quale la Corte dei Conti chiede all’allora direttore generale della Sanità in Regione Lombardia Carlo Lucchina di risarcire l’erario dei 175mila euro che la Regione dovette pagare a Beppino Englaro, papà di Eluana, a titolo di rimborso per i danni subiti e le spese sostenute per non aver potuto “terminare” la figlia in una struttura sanitaria lombarda. Le motivazioni dei magistrati contabili fanno però pensare: a guidare Lucchina infatti sarebbe stata una «concezione personale ed etica del diritto alla salute, frutto di una personale e autoritativa interpretazione del diritto alla vita e alla salute».

In realtà ciò che colpisce nella triste vicenda di Eluana è come tutti fossero sicuri di quale fosse la vera dignità per lei: la morte. La posizione di tutela messa in campo dal Direttore Generale Sanità di Regione Lombardia invece, a prescindere dalla evoluzione normativa successiva alla vicenda di Eluana, più che una interpretazione autoritativa di cosa sia il diritto alla vita, è stata la ragionevolissima presa di coscienza che a dare la dignità a una persona non sono le norme, nemmeno le leggi e sicuramente non un tribunale o la stanchezza di un padre.

Serve la percezione da parte di chi cura che l’inizio e la fine di una vita (e in effetti anche tutto quello che ci sta in mezzo) non sono ultimamente in mano nostra, non le possediamo, né come medici, né come politici o giuristi.

Recentemente il Dicastero per la Dottrina della Fede ha promulgato la dichiarazione “Dignitas Infinita, circa la dignità umana”. In questo documento viene ribadito il fondamento della dignità ontologica che compete alla persona in quanto tale per il solo fatto di esistere e di essere voluta, creata e amata da Dio.

La domanda vera allora è “cosa vuol dire che una vita sia degna di essere vissuta?” La dignità vera è che siamo immagine di un Altro, siamo immagine di Dio, siamo creature. E quindi non serve misurare con il centimetro ogni parametro e ogni supposta volontà di chi soffre, bisogna volergli bene, bisogna amarne il destino, per quanto magari possa apparire in certi momenti contraddittorio, perché è promessa di bene infinito.

L’allora direttore della Sanità Lombarda Carlo Lucchina ci ha ricordato l’origine del mestiere del medico: curare spesso, guarire qualche volta, assistere e consolare sempre. Sono concetti rari oggi giorno, in cui l’autodeterminazione sembra essere tutto; sono concetti preziosi, valgono sicuramente più di 175.000 euro e anche il fatto che li debba pagare una singola persona ci sembra veramente assurdo. Per queste ragioni gli siamo grati e esprimiamo la nostra solidarietà.

Associazione Medicina e Persona