Alla fonte della vita nuova

Mille chilometri fino alla Chiesa dell'Assunta di Campomarino di Maruggio (Taranto) per la dedicazione di due strade a don Giussani e san Giovanni Paolo II. Un incontro, come nel 1998 in Piazza San Pietro, che genera ancora oggi
Renato Farina

Alcuni richiami, che siamo soliti seppellire nel dormitorio delle abitudini, a volte squillano come campane, oppure hanno il suono di chiarine argentee, e parlano inesorabilmente a qualcosa dentro di noi. Allora decidi di seguirne le impronte; poi magari lungo la strada ti distrai, pensi ad altro, ti dici: che scemenza sentimentale fare mille e più chilometri per una cerimonia che, anche senza di te, si fa lo stesso; ma una telefonata ti riscuote, dai fiducia all’amico che ti invita, non demordi, anche se senti la bocca arida, il deserto in te e fuori di te; ma ecco il premio: ti ritrovi infine a bere alla sorgente.

Questo è accaduto al sottoscritto alla notizia, comunicata con orgoglio da un amico, di una via dedicata dalle sue parti – in un posto che non figura neppure negli atlanti e che in pochi hanno mai sentito nominare – a don Giussani e a Giovanni Paolo II. I quali nella loro esistenza, dalla giovinezza fino a quando è stato loro possibile, sono andati sì in missione nelle capitali, ma anche in paesini sperduti dove qualcuno li chiamasse a dar testimonianza dell’unico redentore del cosmo e della storia, quel Cristo presente lì e in quel momento – quando l’uno (il Gius) scendeva dalla cinquecento fumante di don Ciccio sui Nebrodi, Sicilia, e l’altro (papa Wojtyla) dall’elicottero bianco sulle pendici del Ruwenzori, Uganda –, proprio come duemila anni fa in Palestina, e come qui ed ora, dove siamo convocati dai fratelli a ricevere la carezza del Nazareno e di sua Madre.

Questo è perciò il racconto di un pellegrinaggio. Non esistono racconti impersonali, per cui oso la prima persona singolare (io) e qualche volta plurale (noi), senza pretendere di descrivere la scena dal balcone dell’oggettività. Ma il fatto c’è, esso può destare stupore lieto (speriamo!) oppure essere infilato in un elenco senza sapore, trattato come una statistica persino a rischio di sciocca “mondanità spirituale”: ma che sia accaduto e le sue tracce persistano materialmente è documentato e verificabile a chi voglia constatarlo coi suoi propri occhi. Questo è il bello del cattolicesimo, dove lo spirituale non prescinde mai dal carnale.

Ecco, pertanto, i termini della faccenda. A Campomarino di Maruggio, sul litorale ionico, provincia di Taranto, c’è la “parrocchia marina” (così la definisce il curato, don Marco) consacrata a Maria Santissima Assunta, e la chiesa, che sta a 50 metri dalla spiaggia, chiamata “La Madonnina”, da domenica 28 luglio 2024 è abbracciata da due strade parallele che le cingono i fianchi, come siepi fiorite. Una a est, dice la targa, si chiama «Via Don Luigi Giussani, sacerdote e educatore»; l’altra a ovest è «Via San Giovanni Paolo II, papa». Quelle strade ci sono, le ho viste, e sono state dedicate – c’ero – nello stesso giorno, identica ora, a “quei due”. Nel manifesto di presentazione dell’evento sono mostrati insieme nella celebre immagine di fine maggio 1998 in piazza San Pietro. Il Papa polacco, faticosamente alzatosi dal suo seggio, piega il busto e la testa verso il volto del prete milanese, gettatosi in ginocchio in uno sconvolgimento doloroso delle sue ossa. Per una volta, forse l’ultima, i corpi di questi due amici di Gesù Cristo, miracolosamente obbedirono all’intenzione dei loro vecchi padroni. Il bacio del Papa polacco sulla fronte protesa del sacerdote nativo di Desio, mentre i due sguardi pieni di riconoscenza si offrono reciprocamente al loro unico Signore.



Ora, queste personalità, segnalate dai cartelli stradali, si stringono, come già durante la loro esistenza anagrafica, alla Madonna, anche qui, come nei cieli. Quaggiù in modo simbolico, ovvio, ma realmente poiché i nomi, biblicamente, coincidono con chi li porta, non sono suoni flebili nel vuoto cosmico. C’è persino l’indirizzo. Ecco le coordinate di questo incontro sotto il sole calcinante della Puglia: latitudine 40,29960° Nord, longitudine 17,57284° Est.

Ero fuori Italia quando un amico di Brindisi mi ha inviato la notizia per WhatsApp. C’era il volantino con il programma. I due nomi coi due volti. Ho scritto: «Conto di esserci. Don Giussani e GPII per me sono tantissimo». Mi è venuto in mente che a volte don Gius andava o invitava gente lontana, magari dalla Siberia, desiderava vederli, pagava lui il biglietto. Ho provato nostalgia fisica. Ha una radice questa parola che vuol dire dolore. Malinconia e letizia insieme, ah quanta distanza; ma è un cammino che ricomincia, qualcuno mi richiama, ed è bella la strada che porta a casa. In questo caso sono due belle vie, per una strada, “la” strada, diceva Wojtyla di CL…

È andata davvero in questo modo. Da Brindisi – attraverso strade dove ulivi centenari ridotti a mozziconi, avvizziti dalla Xylella, salutano chi passa – arriviamo, Donato, Maria Grazia e io, in tempo per la messa. La chiesa è troppo piccola, viene spalancata, l’arena teatrale esterna si colma, siamo un migliaio, forse di più. I canti liturgici si mescolano senza dissonanze con l’allegro ciangottare delle compagnie che rientrano dal lido della Madonnina. Celebra don Gino Romanazzi, che spiega il senso di tutto questo: non siamo qui a onorare delle ceneri, ma una fontana zampillante di vita nuova. Nessuno è escluso da questo evento che colora di luci il tramonto, perché le due persone cui si intitolano le strade hanno anche adesso qualcosa da dire per la felicità di chiunque voglia incontrare Dio, nel suo corpo in terra. Anche da vecchi Luigi e Karol avevano la giovinezza di una pienezza di senso che sconfigge la morte. L’”io” di ciascuno, qualunque passato o presente abbia addosso, è la cosa più importante dell’universo, non siamo fatti per il niente ma per l’eternità. Si susseguono brevi testimonianze tratte dai video per i 50 anni di CL, risuona l’invito «Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo».

Parla il sindaco Alfredo Longo, dice di aver aderito alla proposta di un gruppo di persone che sono note in questa cittadina per la loro carità operosa originata dall’insegnamento di don Giussani: Antonio Morleo, vulcano di carità nella comunità locale, e Gigi Riso, responsabile del Banco Alimentare per la Puglia. Infine, la benedizione dei parallelepipedi di pietra bianca incisi con i nomi di chi ha contato e conta tanto ancor oggi per dare sapore e colore alle nostre vite, anche di quelli che ancora non lo sanno, ma che magari saranno indotti, dallo stradario di Google o girando lo sguardo verso l’immenso mare, a domandarsi se quei due abbiano qualcosa da dire ai loro guai. Intanto, quella benedizione tocca con il dito ciascuno: l’“io” e il “noi”; rimbalza, per la forza dello Spirito Santo attraverso la Madonna, ovunque nel mondo e detta qualcosa da scrivere, datandolo «Campomarino, 28 luglio 2024», sul registro delle grazie di cui gli angeli prendono nota con diligenza. Amen e grazie.

Il giorno dopo, di mattino presto, una piccola delegazione è ricevuta dal sindaco di Brindisi, Pino Marchionna. Il quale sta per annunciare il riconoscimento Unesco di patrimonio dell’umanità per la Via Appia, che da Roma arriva a Brindisi per aprirsi, dal suo porto, all’Oriente. Una buona introduzione a Brindisi capitale della cultura per il 2027. Ascolta il nostro racconto dei fatti di Campomarino. Be’, gli diciamo, sarebbe bello se, in occasione del Giubileo, la via Appia, Regina Viarum, fosse festeggiata da due vie che conducono anch’esse a Gerusalemme…