Verso il Meeting. «Ciò che dà senso a tutto»
Dai volontari ai visitatori che varcano la soglia della Fiera di Rimini: «Ogni volta è un'occasione per andare a fondo di una proposta unica rivolta a tutti». Il direttore generale della Fondazione, Emmanuele Forlani, racconta il lavoro di preparazione«L’essenziale non è ciò che rimane una volta che si è scartato il superfluo, ma è ciò che dà senso a tutto; è come il sale nella pasta: anche se non si vede si sente». A parlare così è il riminese Emmanuele Forlani, dal 2019 direttore generale della Fondazione Meeting, commentando il titolo dell’edizione ormai prossima ad aprire le porte al suo pubblico: “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”. «Inizio questa settimana con molta curiosità e con il gusto di riscoprire, di nuovo, che cosa è per me essenziale».
Mentre lo intervistiamo, è praticamente terminato il percorso di un anno che porta verso una nuova edizione del Meeting: l’intenso lavoro di confronto con i relatori sui contenuti, il dialogo serrato con i partner e i fornitori. E prosegue da giorni l’indefesso lavorio dei cinquecento volontari del pre-Meeting che, proprio in queste ore, stanno terminando di allestire mostre, spazi e servizi, per poi dare il cambio ai 2.500, sempre volontari, che spiegheranno quelle mostre, animeranno la vita di quegli spazi e serviranno quanti stanno per varcare la soglia della Fiera di Rimini.
«Sono grato che, da un certo punto di vista, non ci sia quasi soluzione di continuità alcuna nel mio lavoro, nel dialogo con i relatori, i partner, i fornitori e i volontari», ci spiega Forlani. «Certo, ciascun ambito ha le sue specifiche peculiarità, ma per ciascuno, io per primo, il Meeting è ogni volta l’occasione di andare a fondo della proposta che da sempre rappresenta, per tutti. Ed è una grande fortuna poterci lavorare».
È un punto di vista privilegiato, quello del direttore generale, sul luogo di amicizia, incontro e dialogo, che dagli anni ’80, da quando ad animarlo è stato quel primo gruppo di amici uniti dalla comune esperienza cristiana, continua a essere il Meeting di Rimini. Il Meeting per l’amicizia fra i popoli, che, fin dalla prima ora, ha scommesso su qualcosa di certamente essenziale: «Il desiderio e la passione che ogni uomo ha nel proprio cuore, quel desiderio – si legge nella sua mission – di bellezza, verità, giustizia che don Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, ha chiamato esperienza elementare, terreno comune per l’incontro e il dialogo». Un luogo, forse unico, dove poter sperimentare oggi «come l’esperienza della fede cristiana vissuta sia capace di incontrare e valorizzare ogni tentativo umano che collabora positivamente al destino di ogni uomo».
Un’identità precisa, insomma, con cui quanti animano la vita del Meeting così come quanti lo incontrano, da attesi ospiti o semplici visitatori, non possono non imbattersi e confrontarsi: «La ricerca dell’essenziale, nella mia quotidianità, non è mai la ricerca dentro un dubbio, un’incognita – conferma Forlani –, ma è una ricerca che ha dentro una certezza, questa sì essenziale per vivere, che non solo esiste, ma che qui abbiamo avuto la grazia di poter incontrare». E aggiunge: «È una bella sfida vedere come si possa manifestare di nuovo dentro la costruzione del Meeting, in ciascuno dei diversi aspetti della sua complessa macchina organizzativa».
È anche per questa fedeltà all’origine che il Meeting ha saputo, negli anni, diventare quella «piattaforma di dialogo» che l’Italia, laica e credente, delle istituzioni e del popolo, della società civile così come della Chiesa, gli riconosce essere. Conferma Forlani, ma con una sottolineatura: «Ciò che lo rende così unico è proprio la sua storia, la sua identità, perché di eventi come il Meeting, di manifestazioni e ambiti che si possono definire “piattaforme di dialogo”, ce ne sono tante e spesso sono anche neutrali o prive di identità propria. Il Meeting, invece, nel momento in cui, per assurdo, perdesse questo nesso, smetterebbe di essere sé stesso oltre che piattaforma di dialogo».
Qui sta anche la base della possibilità di innovare ed evolversi. Sia quanto di nuovo portano ogni anno i contenuti di incontri, mostre e spettacoli (più le Arene il cui programma è costruito «in autonomia dai soggetti che le animano, ma nel confronto e in continuità con il palinsesto del Meeting»), sia, conclude Forlani, «per quanto concerne i servizi. Per esempio, quest’anno, abbiamo cercato di migliorare l’organizzazione degli spazi, che sono aumentati rispetto al 2023, per garantire maggiore agio di permanenza all’interno della fiera; ogni padiglione avrà un suo punto di ristoro facilmente accessibile. E abbiamo scelto di concentrare nella parte Ovest della Fiera mostre e spazi espositivi, mentre nella parte Est, abbiamo riunito il Villaggio ragazzi e la Cittadella dello sport, che l’anno scorso erano divisi. Questo anche per favorire gli spostamenti in modo più ordinato e agevole».
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Da ultimo, qualche novità anche per l’app con cui si accede alla Fiera, a conferma dell’impegno per non escludere nessuno: «Si potrà, infatti, inserire il QR Code anche nel wallet del proprio smartphone; mentre per chi dovesse avere poca dimestichezza con il telefonino, il QR Code si può generare anche attraverso il sito, stamparlo e portarlo con sé. Grazie poi al preziosissimo supporto dei nostri volontari all’info point e agli help desk, chiunque troverà il modo di entrare. Vi aspettiamo!».
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