Meeting. Una rivoluzione di sé

L'incontro di presentazione del libro di don Giussani "Una rivoluzione di sé. La vita come comunione (1968-1970)" e i testi degli interventi del cardinale Kevin Joseph Farrell e di Davide Prosperi
Stefano Filippi

Il Sessantotto. Un mondo crollato e un altro che lo contesta marciando sulle sue macerie. Cambiano «abitudini, comportamenti, valori e lo stesso modo di pensare». Si scava «un solco profondo tra ciò che veniva prima - la società dei “padri”, delle autorità, della tradizione - e il presente». Sono parole del cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero pontificio per i laici, la famiglia e la vita, al Meeting di Rimini.

In quel contesto così drammatico che investì anche la Chiesa, un uomo ebbe un’intuizione diversa. Don Luigi Giussani – aggiunge il porporato – «a partire da quella data e per tutti gli anni seguenti» non tentò di puntellare quanto si poteva ancora salvare per sopravvivere, ma pose un punto di origine diverso: «Il cambiamento di sé che si esprime e ha come metodo per realizzarsi la comunione. Una comunione che investa tutta la vita». Le vicende quotidiane e civili, le proprie capacità, i soldi, le scelte morali, il giudizio sugli avvenimenti sociali, economici e politici.



È un movimento che prende forma. Ma Farrell si spinge più in là nel valorizzare l’opera di don Giussani: «Questa idea di movimento non riguarda specificamente un singolo movimento, ma la dinamica stessa della Chiesa, nella sua totalità e nella sua missione, che come ebbe a dire san Giovanni Paolo II “è movimento”, dinamica e testimonianza della fede cristiana nella vita degli uomini».

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Il testo del cardinale ha aperto, sabato 24 agosto, la presentazione a Rimini del volume Una rivoluzione di sé. La vita come comunione (1968-1970) (Rizzoli), curato da Davide Prosperi, con le meditazioni che l’iniziatore di CL pronunciò dal 1968 al 1970 al centro culturale Charles Péguy, ovvero ciò che era rimasto di Gioventù Studentesca dopo la diaspora della contestazione. Il discorso di Farrell, improvvisamente impossibilitato a recarsi a Rimini, è stato letto da Linda Ghisoni, sottosegretario del Dicastero e tra i suoi collaboratori più stretti. Sollecitata dalla giornalista Monica Mondo, che ha moderato il dialogo al Meeting, anche Ghisoni ha sottolineato l’importanza del volume: «Vale la pena avvalersi di questo libro. Don Giussani ripropose il cristianesimo come un fatto, un avvenimento, un incontro, dunque una presenza. I movimenti ecclesiali hanno testimoniato che vale la pena la ricerca di senso perché c’è l’incontro con il Cristo vivo da annunciare agli altri. Questo compito storico non si è esaurito, ma urge ancora. La grande sfida dei movimenti è tenere vivo lo slancio missionario».

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All’incontro, introdotto da Alberto Savorana, sono intervenuti anche Sergio Belardinelli, professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, e lo stesso Prosperi. Belardinelli si è detto grato dell’occasione per esprimere «un senso di gratitudine profondo per don Giussani: fin da allora, pur conoscendo pochissimo del movimento, sentivo una naturale simpatia per i temi che Giussani affrontava in modo assolutamente inaudito per quei tempi. Ciò che è straordinario in lui è la capacità di trasformare una mezza catastrofe in una grande opportunità che lo ha spinto a puntare tutto sull’essenziale, la persona di Cristo. “Non abbiamo che Cristo e la sua presenza viva”: lo ha sempre ripetuto». Prosperi ha dettagliato passo per passo il percorso di Giussani che assume oggi «un valore ancora più significativo, anche per CL stessa» e che si fonda su tre pilastri fondamentali: la vita cristiana come comunione, il giudizio e la cultura nuova, la vita come missione. «In questo libro», ha concluso Prosperi, «è contenuto il cuore del carisma di CL: un modo e un metodo per vivere l’esperienza cristiana che è per tutti».