Cinquant'anni nella "Città Bianca"

La comunità di Ostuni ha festeggiato l'anniversario della presenza del movimento, iniziata nel '74. La fede come risposta alle esigenze della vita è ciò che di don Giussani ha colpito i primi. E che è giunto fino a oggi
Matteo Rigamonti

«Ma come, anche voi conoscete don Luigi Giussani? Io su di lui e su Hans Urs Von Balthasar ho scritto la mia tesi di laurea». Così un visitatore della mostra sui cinquant’anni di presenza del movimento di Comunione e Liberazione a Ostuni, in provincia di Brindisi, Puglia. Allestita e presentata ad agosto dall’associazione Aquerò, nel giardino del Centro di cultura Donato Cirignola, la mostra ha affiancato i quattro giorni di incontri dedicati all’anniversario della comunità locale.

Una «straordinaria storia di amicizia», come ricorda in un video dedicato proprio ai cinquant’anni Mario Zurlo che, dopo aver incontrato don Giussani a Camerino, nelle Marche, all’inizio degli anni Settanta, mentre studiava chimica, è tornato a Ostuni scegliendo la via dell’insegnamento e diventando professore di ruolo a Brindisi.

La fede come «risposta alle esigenze della vita» è ciò che l’ha più colpito di don Giussani, insieme al «metodo» di verifica da lui proposto: «Amare e seguire Cristo, presente qui ed ora», racconta. Da quell’incontro è scaturita un’amicizia che ha portato al sorgere dell’esperienza di GS e di una comunità di adulti, allora seguiti da don Cosimo Legrottaglie della Parrocchia dei Santi Medici.

Diverse persone ripercorrono, nel video, il loro incontro con il movimento: come Ernesto Montanaro, Michele Zurlo, fratello di Mario, Pina Simone, moglie di Mario, e Guglielmo Cavallo, che si sarebbe poi coinvolto con l’esperienza del Banco Alimentare in collegamento con la sede di Taranto. E ancora Mario Moro, che racconta del nascere del coro polifonico come «grande occasione educativa» nonché del cugino Giovanni, scomparso lo scorso anno, una presenza significativa in questa storia fin da quando animava la Festa dei giovani negli anni dell’università, e poi Angela Taliente, Francesco Strozza e tanti altri attraverso le generazioni.

Dai racconti emergono anche i nomi di tanti sacerdoti che hanno accompagnato, e alcuni ancora oggi accompagnano, la comunità. Alcuni che hanno partecipato alla vita di CL e altri no, ma tutti l’hanno guardata con stima incoraggiandone la presenza. Don Enzo Sozzi, don Peppe Aleo, don Cosimo Argentieri, don Cosimo Palma e don Giovanni Apollinare, fino al vicario don Antonio Monopoli e a monsignor Orazio Semeraro, all’epoca in cui era vescovo di Ostuni, che ha visto nascere la presenza locale del movimento e, anche da emerito, l’ha seguita per diversi anni.

Non un gesto celebrativo e autoreferenziale, quello della mostra, ma una «proposta guidata dal desiderio, condiviso, di comunicare ai nostri concittadini e ai tantissimi turisti che visitano la “Città bianca” ciò che ha reso e rende bella la nostra vita», riflette oggi Moro su quanto realizzato. «Una vita di piccoli miracoli che, nonostante i nostri limiti, ha raggiunto tantissime persone». E aggiunge: «Con il manifesto della mostra “CL 50 anni di amicizia a Ostuni” siamo voluti partire proprio da lì: volti e storie che formano il numero 50. Un’iniziativa con cui abbiamo provato a descrivere gli inizi della comunità, come sia cresciuta negli anni e cosa abbia significato nel tempo la presenza del movimento a Ostuni».

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La gratitudine per l’incontro fatto e per la bellezza di un’amicizia tutta da vivere, ha fatto scegliere a Guglielmo e a sua moglie Maria di festeggiare, dopo la Santa Messa, i loro 25 anni di matrimonio con canti (e balli) che hanno segnato la loro storia nel movimento. Un’altra serata è stata dedicata dal coro al ricordo di Giovanni, sempre per sottolineare da dove nasce la baldanza di vita che lo ha caratterizzato. «Ogni gesto, ogni incontro, ogni sguardo è stato la testimonianza concreta di una bellezza vissuta che nasce dal riconoscimento del paradosso che la dipendenza da Dio rende totalmente liberi e felici», commenta Moro, ricordando come, per la ricorrenza, «sono arrivati tanti amici, da tutta la Puglia, dal Nord Italia e addirittura dalla Spagna e dagli Stati Uniti: ci hanno fatto dono della loro presenza a attenzione. Per alcuni è stata l’occasione di un nuovo inizio, suscitato dal rinnovato incontro con un bene e dal desiderio che possa esserlo anche per sé, quasi una “sana invidia” per chi vive seguendo una compagnia che mette al centro Cristo».