Palafitte sul Rio delle Amazzoni (foto: Cesare Simioni)

Tende Avsi/4. Amazzonia, una scuola per non fuggire

Fondata dai padri del Pime nel 1974, la Rainha dos Apostolos di Manaus insegna ai giovani indigeni a coltivare la terra in modo sostenibile. Per non abbandonare la foresta e diventare piccoli imprenditori. Un altro progetto della Campagna 2019/2020
Filomena Armentano

A Manaus c’è una scuola speciale. Indica ai giovani brasiliani una strada possibile per vivere nelle loro comunità lungo il Rio delle Amazzoni. Quale? Coltivare la terra in modo sostenibile, per non dover trasferirsi in una grande città in cerca di fortuna, finendo, come spesso capita, a vivere in povertà in una favela. Tra i progetti sostenuti quest’anno dalle tende Avsi c’è la scuola agricola Rainha dos Apostolos, nata nel 1974 nella periferia della capitale dello Stato di Amazonas (due milioni di abitanti) per iniziativa dei missionari del Pime, con l’obiettivo di offrire ai giovani dei villaggi della foresta amazzonica una formazione professionale nel campo della agricoltura e della zootecnia, valorizzando le peculiarità del territorio e il rispetto dell’ambiente.

La scuola agricola è inserita in un complesso che comprende tutti i cicli: materna, elementare, media e corso professionale. Nel 2018 asilo e scuola materna hanno ospitato oltre 450 alunni, mentre le medie e la scuola agricola ne hanno ospitati 119. Nel complesso scolastico trovano impiego oltre 40 persone tra insegnanti, tecnici e personale ausiliario.



«La scuola ospita i figli e le figlie delle comunità indigene», spiega il direttore di Avsi Brasile, Fabrizio Pellicelli: «Si parla di centinaia di ragazzi e ragazze che per un ciclo completo di studi si trasferiscono in collegio a Manaus per ricevere una formazione classica scolastica e successivamente una formazione specifica in attività agrarie. L’obiettivo è che, alla fine del ciclo di studi, questi giovani possano tornare a casa e dare vita a produzioni agricole per il sostentamento delle comunità, seguendo delle tecniche sostenibili sul piano della salvaguardia dell'ambiente amazzonico». Un tema, quest'ultimo, di grande attualità anche perché ampiamente discusso all'ultimo Sinodo sull'Amazzonia.

«L’esperienza della scuola agricola dimostra che esiste, anche qui, una possibilità di sviluppo sostenibile: gli indigeni possono rimanere nel villaggio, lavorando e mettendo su una famiglia. Questa è una scuola che permette ai giovani di continuare le loro tradizioni locali, ma anche di ricevere un’educazione di qualità e prendere coscienza del loro valore», continua Pellicelli, che spiega: «Ai ragazzi la formazione tecnica arriva dentro un processo educativo che stimola in loro il coraggio necessario per diventare dei piccoli imprenditori: se non avessero incontrato questa scuola e non fossero stati accompagnati dai suoi insegnanti avrebbero fatto un altro percorso che li avrebbe portati, probabilmente, lontano da qui».



La scuola agricola risponde a esigenze reali. «Tutto nasce da un’intuizione dei missionari che, già all’inizio degli anni Settanta, non si sono messi a fare grandi analisi, ma hanno dato una risposta concreta a un’esigenza concreta», dice ancora Pellicelli: «E ha funzionato, come dimostra il fatto che con alcuni studenti siamo già alla seconda generazione: i loro padri hanno frequentato la scuola, sono tornati al villaggio, hanno messo su azienda e famiglia e ora mandano i loro figli a studiare a Manaus come un tempo avevano fatto essi stessi».

Con i fondi che si raccoglieranno durante la Campagna Tende di quest'anno si andranno a finanziare la formazione dei professori su nuove tecniche di coltivazione organiche e sostenibili, la produzione agricola per garantire l’alimentazione dei ragazzi e la sopravvivenza economica della scuola e, infine, lo sviluppo dei canali di comunicazione e di strumenti di gestione per sviluppare un sistema di valutazione dell’impatto socio-ambientale.

LEGGI ANCHE - Avsi/3. Siria, ricominciare dagli ospedali

La scuola agricola di Manaus è solo uno dei segni della presenza di Avsi in Brasile, in prima linea, tra l’altro, nella gestione dell’emergenza legata ai profughi venezuelani. «Un primo step è quello di gestire i campi di accoglienza primaria al confine tra i due Paesi, con l’obiettivo finale di trasferire i migranti nelle città brasiliane, favorendone l’inserimento nel tessuto sociale ed economico con accordi con le imprese in modo da garantire loro un impiego», racconta il responsabile della Ong. In questa direzione, lo scorso anno, sempre grazie alla campagna Tende, si è finanziato un progetto pilota che ha funzionato e ora diventerà strutturale. «La campagna, lo scorso anno, è stata utile per sperimentare il progetto e coinvolgere grandi imprese nella creazione di posti di lavoro per i migranti. Grazie a questo primo passo, nei prossimi due anni, saremo in grado di “adottare” 500 famiglie venezuelane».