Nulla è tolto, tutto è donato

Rita Coruzzi, per un'anomalia all'anca, è costretta a vivere su una sedia a rotelle. A 15 anni va a Lourdes con una domanda: «Come faccio ad accettare la mia sofferenza?». Tornata dal viaggio decide di scrivere al Papa...
Luisa Cabrini

Un libro unico, non una biografia, non un saggio, non un romanzo. È la storia di un’amicizia, nata in modo sorprendente, tra un anziano Pontefice malato ed una ragazzina disabile.
Rita - questo il suo nome - combatte fin dalla nascita con un’anomalia all’anca che, solo dopo continue e faticose sedute di fisioterapia, le permette di camminare con l’aiuto dei tripodi. All’età di 10 anni, però, un indispensabile intervento chirurgico, non riuscito, la condanna a vivere su una sedia a rotelle, arrabbiata col mondo e con Dio. Finché il docente di religione le propone di accompagnarlo a Lourdes. La liceale accetta la sfida.
Davanti alla grotta di Massabielle scatta una molla. Non il miracolo della guarigione, ma l’inizio di una vita nuova: «Ho capito che dovevo cambiare atteggiamento rispetto alla mia condizione. Desideravo un esempio che mi mostrasse come vivere l’infermità senza vergognarmene». E la Madonna le indica Giovanni Paolo II. La ragazzina di 15 anni, in carrozzina, lancia un sos al Papa, anziano e malato di Parkinson: «Come faccio ad accettare la mia sofferenza?». La risposta del Santo Padre è l’inizio di un dialogo epistolare serrato che oggi quella quindicenne, diventata una giovane donna di 25 anni, narra in Il mio amico Karol. Negli occhi del Papa, carichi di sofferenza e di tenerezza, Rita trova l’abbraccio di un compagno di cammino.
Provocata dall’intensità di quello sguardo, stringe un rapporto di affetto che la porta a sfogliare le pagine della vita di Wojtyla: dalla perdita precoce dei genitori alle difficoltà incontrate durante la guerra, dalla persecuzione negli anni del seminario clandestino alle battaglie in difesa dell’amata Polonia, dall’attentato in piazza San Pietro fino alla malattia che ne ha fatto un’icona del sacrificio e dell’offerta di sé. Passi che non si possono raccontare, squarci da penetrare perché dicono il bisogno e la radicalità in Rita di un legame profondo, riconosciuto vitale e sempre più amato, con Giovanni Paolo II.
L’intima amicizia con Wojtyla illumina via via i contorni del messaggio che a Lourdes la Madonna ha affidato a Rita: «La sofferenza non piace a nessuno, neanche a me, ma fa parte della vita, prima o poi dovremo farci i conti. O ti ribelli, ma non vai da nessuna parte, o ci stai davanti. La vita può essere bella anche in carrozzina». A testimoniare che a chi lascia spazio a Cristo nulla è tolto e tutto è donato. Come ripete Benedetto XVI, nella familiarità con Lui si dischiudono le grandi potenzialità della condizione umana.

Rita Coruzzi
Il mio amico Karol. Vita e santità di Giovanni Paolo II

Ed. Piemme, Milano 2011
pp. 208 - € 13,50