«Milano, non perdere di vista Dio»

Il 28 febbraio si è aperta la catechesi proposta dall'Arcivescovo Angelo Scola ai suoi fedeli. Tra musica, arte e letteratura, nel primo appuntamento sono state ripercorse tre stazioni della Via Crucis. «Preghiera, carità e digiuno: le parole chiave»
Francesca Mortaro

La facciata del Duomo di Milano che si anima di luci, colori e suoni. Una piazza gremita di persone guarda stupita lo spettacolo. Si tratta di una moderna video installazione in 3D, scelta come momento iniziale dell’Itinerario di Quaresima organizzato dalla Diocesi. Dentro la Cattedrale, l'Arcivescovo Angelo Scola invita tutti i fedeli a mettersi insieme e a ripercorre, in quattro appuntamenti il martedì, le 14 stazioni della Via Crucis. Nel primo incontro, dal titolo La condanna, al centro c’è Gesù «condannato a morte», «caricato della croce», e che «cade per la prima volta». Per aiutare la meditazione, oltre alla preghiera, c’è spazio anche per arte, letteratura e musica. Sullo sfondo della Cattedrale, un quadro di Gaetano Previati: Gesù condannato a morte. I testi di Mario Luzi, Paul Claudel e Giovanni Paolo II e le melodie, ispirate alla Passione, di Marcel Dupré e Johann Sebastian Bach, accompagnano le letture bibliche.

«Del nostro male siamo responsabili, non possiamo farci da parte», osserva Scola, commentando la prima stazione. «Davanti all’Innocente condannato ognuno di noi è chiamato a riconoscere la propria responsabilità. “Perdonami mio Signore, di tutto il male mio”». È la preghiera la prima grande parola della Quaresima. «Una preghiera che si fa mendicanza e che diventa l’espressione oggettiva del nostro desiderio di cambiare». La punta di questo grido è il sacramento della Penitenza, «grande atto di libertà che va da cuore a cuore: dal nostro ferito a quello di Gesù innocente». Per questo l’Arcivescovo esorta tutti i sacerdoti a rendersi disponibili ad ascoltare i fedeli nelle confessioni, soprattutto in questo periodo che precede la Pasqua.

Nella seconda stazione, Gesù viene caricato della Croce, «ma non subisce il verdetto come una sciagura: consegna se stesso per amore. È caricato della croce, eppure è lui a prenderla su di Sé», sottolinea Scola. «Lui ci invita a faci carico di tuta la famiglia umana, degli innocenti». I feriti e i percossi sono l’immagine di Cristo sofferente e, come scrive Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazaret: «Dio sta dalla parte dei sofferenti». «Come duemila anni fa anche questa sera Gesù sta, inerme, davanti a noi uomini sofisticati del Terzo Millennio», continua Scola: «Il suo sguardo implorante ci ripete: Milano non perdere di vista Dio». Ed ecco la seconda parola chiave della Quaresima: la carità, che congiunge il male dell’uomo con la misericordia del Signore. «I rapporti sociali sono chiamati ad un realismo che esprima la misericordia come parola definitiva dell’umana esperienza e che vinca la tentazione utopica, sempre in agguato nell’uomo, di farsi giustizia da sé».

Terza stazione: Gesù cade per la prima volta. «Qui emerge tutto il peso del male e del peccato», spiega Scola. «Il Signore non ha solo voluto soffrire con noi, ma per noi. Egli cade sotto il peso della croce, ma, ecco, il divino paradosso, lo fa per propria decisione. Volontariamente Egli abbracciò la croce. Chi tra noi ha reso abituale questa volontà di sacrificio?». L’ultima parola della Quaresima è il digiuno che «rende ognuno di noi dominus sui: aiuta la signorìa sul proprio io. La maturità è coscienza del proprio limite e del proprio peccato». E conclude: «C’è uno smog nel cuore che pregiudica la nostra salute, perché giudica la nostra salvezza inquinando le menti ed alterando i rapporti primari dell’uomo con se stesso, con gli altri e con Dio. Signore Gesù innocente condannato, Tu sei la nostra speranza».