PAOLO V La riforma della Chiesa e lo scontro con Venezia
Camillo Borghese nacque a Roma il 17 settembre 1552. Nel 1596 venne nominato cardinale e nel 1603 vicario di Roma e inquisitore; aveva cinquantadue anni quando fu eletto Papa: la sua elezione - una soluzione di compromesso tra gruppi rivali - fu una sorpresa per tutti.
Innanzitutto gli stava molto a cuore la riforma della Chiesa: rinnovò con fermezza (19 ottobre 1605) l’obbligo di residenza dei vescovi, pubblicò (20 giugno 1614) il Rituale Romanum riveduto, rese più ordinata la disciplina degli ordini religiosi; approvò (24 febbraio 1612) la congregazione dell’oratorio fondata da Filippo Neri e l’oratorio francese di Pierre de Bérulle (10 maggio 1613); canonizzò (1 novembre 1610) Carlo Borromeo (1538-1584) e Francesca Romana (1384-1440) e beatificò Ignazio di Loyola (1491-1556), Francesco Saverio (1506-1552), Filippo Neri (1515-1595) e Teresa d’Avila (1515-1582). Incoraggiò il lavoro delle missioni, approvando (27 giugno 1615) l’uso della lingua locale nella liturgia in Cina.
Vietò (5 marzo 1616) la lettura delle opere di Galileo Galilei (1564-1642) perché insegnava la teoria copernicana del sistema solare e attraverso la congregazione dell’Indice proibì anche la lettura del trattato di Copernico «fino a che non fosse stato corretto».
In politica estera il motivo dominante della sua azione fu la ricerca della neutralità tra Francia e Spagna. Però il suo alto concetto della supremazia del Papa, probabilmente storicamente ormai superato, lo portò allo scontro con la repubblica di Venezia. La Serenissima aveva proibito l’erezione di nuove chiese e l’acquisto di nuove terre da parte della Chiesa senza il permesso dello Stato, perciò stava portando in giudizio due sacerdoti davanti al tribunale secolare. Paolo protestò e, poiché la repubblica manteneva le sue posizioni, scomunicò il suo senato e lanciò un interdetto sulla città (17 aprile 1606).
Venezia dichiarò invalido l’interdetto e la maggior parte del clero locale lo ignorò, mentre coloro che lo osservavano - in particolare i Gesuiti - furono espulsi. Seguì “una vivace guerra di libelli” tra il teologo servita fra Paolo Sarpi (1552-1623), che sosteneva Venezia, e i cardinali Bellarmino (1542-1621) e Baronio (1538-1607) che sostenevano il Papa. Alla fine si giunse ad un accordo e la città fu assolta dalle censure ecclesiastiche ma, scrive John Kelly: «Questo incidente fu una vera sconfitta morale per Paolo perché, anche se il clero imprigionato venne rimesso in libertà, egli non riuscì però a ottenere piena soddisfazione dalla repubblica e tanto meno la sua sottomissione nella questione di principio. I gesuiti rimasero banditi dal territorio veneziano e per di più gli interdetti avevano dimostrato di non avere alcun peso».
Questa esperienza lo indusse a maggiore moderazione in politica estera: Paolo fu più cauto nel difendere le posizioni che la Chiesa aveva conservato e recuperare quelle perdute. La sua attività politica ottenne successi in America (furono stabilite allora le missioni dei Gesuiti nel Paraguay), in India, in Cina, in Africa (con la conversione del negus d'Abissinia).
Per quanto riguarda Roma, Paolo mostrò grande interesse per il restauro della città: fece completare la navata centrale, la facciata e il portico di San Pietro (affidò a Carlo Maderno la radicale modifica del progetto michelangiolesco della Basilica di San Pietro, modificandone la pianta e iscrivendo nel timpano, al centro del nuovo amplissimo frontone, un gigantesco «Paulus V Burghesius» (il testo completo dell'iscrizione recita «In honorem principis aposto(olorum) Paulus V Burghesius romanus ponte(ifex) max(imus) an(no) MDCXII pont(ificati) VII»). Fece restaurare l’acquedotto di Traiano chiamandolo “acqua Paola”, con il quale alimentò numerose fontane sparse in tutta la città. Fece riordinare i fondi archivistici della Biblioteca Apostolica Vaticana - le fonti giuridiche dell'attività della Curia romana - costituendo il primo nucleo dell'Archivio Segreto Vaticano. Fu generoso nel provvedere alle necessità dei parenti. Il cardinale Scipione, suo nipote, fece costruire la magnifica villa Borghese.
Paolo morì a Roma per un attacco cardiaco il 28 gennaio 1621. La sua tomba si trova nella cappella Paolina della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.