Negri: «Il cristianesimo autentico unisce fede e carità»

Ecco l'omelia del nuovo Arcivescovo di Ferrara - Comacchio, al suo ingresso nella diocesi. Al termine, il ringraziamento commosso a Ratzinger, «grande testimonianza di come si vive e si muore per Cristo e per la Chiesa» (“Avvenire”, 5 marzo 2013)
Gianni Cardinale

«II cristianesimo autentico è un giudizio che si fa carità, e una carità che esprime nel mondo la novità del giudizio della fede. Perché la fede senza carità è una ideologia, ma una carità senza fede e senza verità è pura emotività». Monsignor Luigi Negri si presenta così ai fedeli della Chiesa di Ferrara che domenica lo ha accolto come nuovo arcivescovo. La cerimonia è solenne. Davanti alla bella facciata romanica della cattedrale lo accolgono le festose chiarine del palio del capoluogo estense. L’interno settecentesco è colmo di fedeli e autorità. La lunga processione di sacerdoti e presuli è chiusa dal nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Adriano Bernardini.

Dopo la cerimonia di lettura della bolla pontificia di nomina è comunque Negri a presiedere la celebrazione eucaristica. Nell’omelia, pronunciata a braccio con lo stile appassionato - di Cristo e di ogni uomo - che lo contraddistingue, Negri manifesta il suo amore per la grande tradizione della Chiesa, sempre coniugato con una profonda attenzione per la cultura moderna e contemporanea. Ecco così il cenno «all’intuizione folgorante dei Padri del Concilio di Trento» del vescovo che «rappresenta nella sua Chiesa Cristo». E il richiamo al «senso profondo del Concilio Vaticano II» che, «nella lettura straordinaria e acuta di Giovanni Paolo II, è stato «proprio il punto in cui si è ripreso coscienza che solo in riferimento a Cristo e alla Sua Chiesa l’uomo del terzo millennio avrebbe potuto trovare la strada della pienezza della propria intensità umana e cristiana». Ecco la valorizzazione delle nozione di Popolo di Dio, di «questa identità etnica sui generis come ebbe a definirla in modo straordinario il papa Paolo VI nell’indimenticabile udienza del 28 giugno 1972». Ed ecco la frase di Benedetto XVI, che nel recente Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, laddove papa Ratzinger ha ricordato che «la Chiesa non nasce per volontà di nessuno, per nessuna assemblea costituente, ma nasce dallo Spirito Santo di Dio che, invocato, investe la carnalità e la spazialità della vita fisica e morale di un gruppo e lo rende popolo santo di Dio». Ecco infine le citazioni di Robert Spaemann («la nostra esistenza non è il percorrere il sentiero tortuoso del nulla ma percorrere il sentiero che conduce alla vita»), di Blaise Pascal («ogni uomo supera infinitamente l’uomo»), di Gabriel Marcel («ama chi dice all’altro “tu non puoi morire”»).

Negri saluta i presuli che sono venuti ad accompagnare il suo ingresso. Vengono dalla stessa regione ecclesiastica, come l’arcivescovo di Ravenna - Cervia Lorenzo Ghizzoni, i vescovi di Reggio Emilia - Guastalla Massimo Camisasca, di Carpi Francesco Cavina, di Cesena - Sarsina Douglas Regattieri, di Piacenza - Bobbio Gianni Ambrosio. Ma anche da fuori, come l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi e Valter Dario Maggi, vescovo missionario di Ibarra in Ecuador. E dal Vaticano, come l’abate Michael John Zielinski della Congregazione per il culto divino. Il nuovo arcivescovo di Ferrara saluta anche le autorità che hanno assistito all’ingresso. E ringrazia per nome il senatore Marcello Pera, il professor Stefano Zamagni con la consorte Vera e lo scrittore Cesare Cavalleri. Saluta la diocesi di San Marino - Montefeltro di cui è stato vescovo («il primo amore non potrò mai dimenticarlo», dice commosso). Saluta i tantissimi «amici di Comunione e liberazione» presenti: «Per me - sottolinea - questa grande avventura è incominciata nel marzo 1957 e non è ancora finita», «recuperate in modo sempre più profondo e vitale - aggiunge - il grande, eccezionale carisma di monsignor Giussani». Saluta con «devota stima» il suo predecessore monsignor Paolo Rabitti, dopo aver ricordato i grandi pastori della città estense come il beato Giovanni Tavelli e Giovanni Fontana «che ha traghettato in questi luoghi la grande riforma tridentina, dando alla nostra Chiesa una forma che permane inalterata nei secoli». Ma il saluto più commosso Negri lo lancia al «grande amico Benedetto XVI». «Il Signore lo custodisca per noi - conclude -, possa essere ancora per tanto tempo un punto di riferimento intellettuale e spirituale, e una grande testimonianza di come si vive e si muore per Cristo e per la Chiesa». La Cattedrale accoglie queste parole commosse con un lungo, scrosciante applauso.