Una pace fatta di perdono, verità e giustizia

La "Lectio magistralis" del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, all'Università Lateranense lo scorso 2 maggio
Pierbattista Pizzaballa

Grazie del vostro invito, che mi onora. Sono grato alla vostra venerabile istituzione, con la quale collaboriamo ormai da numerosi anni, grazie al fatto che ci è stata concessa l’affiliazione del nostro Studio Teologico del Patriarcato Latino di Gerusalemme con la Facoltà di Teologia. Ritengo questo legame tra Roma e Gerusalemme di fondamentale importanza per la Chiesa di oggi. Approfitto anche per rivolgere i miei migliori auguri al nuovo Rettore Magnifico, monsignor Amarante, al nuovo Prorettore, monsignor Ferri, e al nuovo Decano di Teologia, monsignor Lameri.
Quanto sta avvenendo in Terra Santa è una tragedia senza precedenti. Oltre alla gravità del contesto militare e politico, sempre più deteriorato, si sta deteriorando anche il contesto religioso e sociale. Il solco di divisione tra comunità, i pochi ma importanti contesti di convivenza interreligiosa e civile si stanno poco alla volta disgregando, con un atteggiamento di sfiducia che invece cresce ogni giorno di più. Un panorama desolante. Non mancano certo elementi di speranza, tra le tante persone che ancora oggi, nonostante tutto, vogliono lavorare per la riconciliazione e la pace. Ma dobbiamo realisticamente riconoscere che si tratta di realtà di nicchia e che il quadro generale resta molto preoccupante.
Questa tragedia, oltre a legarmi ancor più al gregge di cui sono pastore, suscita in me innumerevoli riflessioni sulla pace. Si può ancora “pensare la pace” oggi, in Terra Santa? “Pace” sembra essere oggi una parola lontana, utopica e vuota di contenuto, se non oggetto di strumentalizzazione senza fine. Non di rado, gli stessi che sono a favore della pace terminano i loro discorsi dicendo che per giungervi è inevitabile la guerra.
La nostra terra è ancora sanguinante, la nostra gente in preda alla paura e all’incertezza del futuro. Molti, troppi, hanno di fronte a sé solo macerie…

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