Bonn. Riproporre la fede oggi, oltre le divisioni

Ascolto e dialogo senza rinunciare all'annuncio della verità. Così una comunità di sacerdoti della Fraternità San Carlo sta rianimando la vita della parrocchia di Bad Godesberg. Confrontandosi anche con il Cammino sinodale della Chiesa tedesca
Stefano Filippi

Quando se lo sono sentiti dire, stentavano a crederlo: per la prima volta in quasi tre anni di lavori un alto rappresentante del Cammino sinodale della Chiesa tedesca partecipava a un dibattito pubblico con una “controparte”. Parola della professoressa Charlotte Kreuter-Kirchhof, docente di diritto all’Università di Düsseldorf e membro del primo Forum sinodale. A invitarla – a fianco del professor Christoph Ohly, rettore dell’Università di Teologia cattolica di Colonia – erano stati i sacerdoti della Fraternità San Carlo che dall’inizio del 2022 guidano la parrocchia di Bad Godesberg a Bonn. Una località storica (qui nel 1959 i socialdemocratici tedeschi tennero il congresso in cui abbandonarono il marxismo abbracciando l’economia di mercato) e una parrocchia enorme, grande come Pavia o Imola. Nessuno prima di loro aveva pensato di mettere a confronto rappresentanti di posizioni opposte sul Cammino sinodale, cioè il percorso di riforme imposto dai vertici della Conferenza episcopale tedesca che sta lacerando la gerarchia e i fedeli.

La volontà di dialogo presente a Bonn è stato un fatto senza precedenti. Da che cosa nasce? «Quando arrivammo», risponde don Nicola Robotti, uno dei sacerdoti della San Carlo mandato a Bad Godesberg, «i parrocchiani ci chiesero chi fossimo. Abbiamo risposto rilanciando l’attività pastorale ma anche proponendo la Scuola di Comunità come percorso di catechesi per chiunque. I manifesti di invito sono affissi davanti a ogni chiesa della parrocchia. Ora vengono regolarmente 15 persone, e tre famiglie si sono iscritte anche alle vacanze. Siamo diventati amici raccontando del nostro incontro con Gesù, del movimento e di noi. Ma siamo lì per incontrare tutti. Così abbiamo cercato di porci nella realtà anche confrontandoci con una realtà molto complessa come quella del Cammino sinodale».




Il Synodaler Weg è stato voluto dalla Conferenza episcopale tedesca a seguito di alcuni studi condotti dopo la scoperta di abusi sessuali commessi in passato dal clero. Sono state individuate quattro questioni “strutturali”, cambiando le quali la Chiesa si ritroverebbe libera dal rischio di nuovi abusi: divisione dei poteri, vita sacerdotale, ruolo della donna, morale sessuale. I problemi della Chiesa – almeno in Germania – si risolverebbero distribuendo gli incarichi direttivi in maniera più democratica tra laici e consacrati, eliminando il celibato ai sacerdoti, permettendo alle donne di diventare diaconesse se non sacerdotesse e abbracciando la teoria del gender. Sulla base di quattro documenti preparatori, nel 2019 il Cammino ha preso avvio arrivando sull’orlo di uno scisma fermato da ripetuti interventi della Santa Sede. Di recente quattro vescovi rimasti fedeli a Roma su 27 (quelli di Colonia, Ratisbona, Passau e Eichstätt) si sono opposti a una scappatoia che, se approvata, avrebbe consentito di aggirare le disposizioni vaticane.

Il rischio di essere incasellati in uno dei due estremi è forte. «Per alcuni siamo troppo conservatori, per altri non abbastanza», ammette don Nicola. «Abbiamo parrocchiani più legati alla tradizione della Chiesa così come i “cattolici ufficiali” che vanno dalla parte opposta. Alcuni parrocchiani ci avevano chiesto di esporre la bandiera arcobaleno per dare un segno di accoglienza. Noi ci siamo rifiutati perché la riteniamo ideologica. E poi, crediamo che basti la croce di Gesù come segno di redenzione per tutti. Ma non abbiamo voluto chiudere la questione, desideriamo raccontare la verità che ci ha preso in modo intelligente, come abbiamo imparato, considerando tutti i fattori. Vogliamo incontrare, ascoltare, cercare di capire senza rinunciare a proporre la fede».

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Così nell’autunno 2022 in parrocchia è partito un ciclo di quattro incontri sui grandi temi del Cammino, intitolato “Quo vadis Ecclesia?”, cioè “Chiesa dove vai?”, al quale hanno partecipato interlocutori che, partendo da posizioni opposte, hanno accettato di dialogare anche con il pubblico. «Sono stati appuntamenti molto partecipati, ne ha riferito anche la stampa locale. Ci ha stupito sentire, al primo incontro, che fino a quel momento il Cammino sinodale non si era mai confrontato sul tema con altri, dopo oltre due anni di lavori. Abbiamo parlato, dialogato, ed è emersa la grande divisione presente nella nostra Chiesa oggi. Ci siamo resi conto che il livello del confronto è acceso e rischia di staccarsi dalla esperienza. C’era molto livore e siamo intervenuti più volte, soprattutto il parroco don Gianluca Carlin».

«Le persone che incontriamo sono ciò che Dio ci dona e ci è chiesto di stare con loro in maniera ragionevole, perché la posizioni di conflitto non aiutano mai», conclude don Nicola. «Lo facciamo amministrando i Sacramenti, promuovendo interventi e incontri anche culturali, incontrando la gente di persona – perché poi ognuno ha la sua storia – e anche invitando a una nuova catechesi, che parte dalla lettura della Sacra Scrittura, per ricominciare a raccontare la fede. Ai primi dello scorso maggio, a un incontro per introdurre alla solennità dell’Ascensione, erano presenti “conservatori” e “progressisti”. Segno che desiderano approfondire la fede insieme».