Milano, una città madre
C’è il rumore della cipolla che sfrigola prima di buttare il riso, c’è il profumo del pane, ci sono soprattutto luoghi e persone che rendono viva una città. I racconti degli studenti dei corsi di Etnografia e dei partecipanti alla scuola di scrittura creativa Flannery O’Connor tenuti da Luca Doninelli, che ha anche selezionato, sono una scoperta, anzi, un viaggio in una Milano che non è più quella “da bere”, ma che ha nuove meraviglie da mostrare. A seguire le storie ci si inoltra nelle strade di Affori, al Trotter di via Padova, e poi si passa nella centralissima Vincenzo Monti o quella sconosciuta di Fiori Oscuri nella modaiola Brera, e “camminando” si supera il confine e ci si trova a San Donato a Cerchiate, alla periferia. Tutti luoghi dove si fanno incontri: la droghiera che è lì da una vita e aiuta il barbone Alessandro, le due sorelle che mentre servono al bar “traducono” le espressioni dialettali - loro che di Milano non sono - e poi l’allenatore di rugby, il panettiere musulmano, le suore del Nocetum, gli anziani della bocciofila, i commercianti dei mercati. In uno stile a volte asciutto, secco – ma Milano è un po’ così - si sente pulsare la vita. In questa città multietnica, non è vero che c’è solo individualismo, globalizzazione, disgregazione e tutto il resto che pur un po’ ci sta. È una città madre cioè «una città che lascia un segno indelebile sui suoi figli», anche quelli che sono arrivati da poco e da Paesi lontani ed è capace di aggregare, di dare senza voler fare troppo i conti prima sul cosa si riceve. Ed è per tutti. Mica cosa da poco. Proprio quel mica da cui deriva michetta: una cosa piccola, da centellinare perché poi non ce ne è più.
Forse è per questo che, chiuso il libro, viene in mente un vecchia canzone di Alberto Fortis, Vincenzo io ti ammazzerò, che a un certo punto dice: «Milano sono contento che ci sei». È così.
A cura di Luca Doninelli
Michetta Addio
Guerini e Associati
pp. 220 - € 14,50