Senso religioso e cultura
Senso religioso e cultura sono due fattori costitutivi dell’esperienza umana; “costitutivi” significa che sono sempre e comunque in gioco e operanti ad ogni livello dell’esperienza. Non si può agire e fare esperienza, cioè “vivere”, senza che il senso religioso, più o meno consapevolmente, sia implicato, fornisca energia (desiderio) e direzione (visione) all’esperienza. Similmente, il fare esperienza ha sempre una dimensione culturale, perché si serve necessariamente di forme interpretative della realtà e di forme espressive e comunicative di sé. Tanto più un’esperienza è forte, tanto più è generatrice di nuove forme e l’esperienza religiosa in specie ha un’eccezionale forza culturale documentata da tutta la storia umana, perché si occupa del senso del tutto, dell’unità dell’esperienza, del significato del mondo.
Il senso religioso e l’esperienza religiosa hanno perciò un immediato valore culturale. Il senso religioso non si identifica con una certa visione (sapienziale o filosofica), né si concreta in una certa attività, non è insomma un’espressione particolare dell’umano, ma coincide - secondo la proposta di don Giussani - con l’umano stesso, come principio e dinamica istitutivi della sua esperienza. Il senso religioso sta al centro dell’umano e si pone come immediato discrimine circa l’orientamento dell’esperienza: l’alternativa tra religioso o irreligioso è la posta in gioco di quello che Giovanni Paolo II chiamava la «disputa sull’humanum», drammatica nella nostra epoca storica e decisiva per l’intera problematica culturale del nostro tempo...
Continua a leggere, scarica il PDF