Tracce N.3, Marzo 2000

Politica: educazione, libertà e unità
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Ci vogliono buoni motivi, ai giorni nostri, per sostenere un impegno politico. Tutto, infatti, sembra invogliare a lasciar perdere: il sistema elettorale in vigore, la confusione di partiti, la ricorrente impressione che il potere, come egemonia di una parte su tutti gli altri - Pasolini parlava di "omologazione" -, sia il movente di troppe azioni e strategie.
A questo si aggiunge una straordinaria capacità di molti uomini politici, e dei mass-media che narrano le loro gesta, di esser sempre concentrati (e di farci concentrare) su questioni secondarie, trascurando le più gravi. Così, ad esempio, una radicale riforma del sistema scolastico italiano si sta realizzando in mezzo a pochi sussulti di attenzione generale, come se il fatto non riguardasse tutti noi e il nostro futuro.
In un momento come questo, è più chiaro che l'azione politica e lo stesso interesse per essa sono direttamente collegati a una questione educativa: infatti lo scopo di un impegno politico è che la persona - ciascuno di noi - acquisti sempre più consapevolezza di sé vivendo la storia e in questo modo diventi più libera, cioè capace di riconoscere - e quindi di aderire - alla verità, e che la persona sia unita, in se stessa e con gli altri. Educazione, libertà e unità sono le parole-chiave di un serio impegno con la realtà.
Al contrario, un popolo i cui strumenti di educazione, diretta e indiretta, inculcano l'idea della appartenenza solo a se stessi, di una libertà senza ragioni e di una divisione nei rapporti, difficilmente può avere un rapporto sano con la sfera politica.
Per quanto riguarda i cristiani, l'interesse per la politica fa parte dell'interesse alla realtà e alle persone a cui il laico cristiano è educato. La passione per l'autentica libertà nasce dallo sguardo di eccezionale stima che Dio ha sulla realtà umana, dallo sguardo di Cristo. La faticosa, ma decisa ripresa del principio di sussidiarietà è l'assunzione del punto di vista più adeguato e realista sulla società e sulla politica, a partire da quella passione. Dall'educazione ricevuta il cristiano può essere aiutato a riconoscere i più chiari tentativi di applicazione di un principio che favorisca la libertà e a indicare quali siano gli esempi migliori, in un certo momento storico, di quei tentativi. La proposta politica, infatti, non è definita da un progetto per una egemonia, ma ha il valore di un esempio. Un tentativo, appunto.

Chi ha a lungo predicato la divisione, nella vita personale ed ecclesiale, tra sfera spirituale e temporale, tra pratica religiosa e impegno politico, si ritrova oggi a indicare come unico criterio di scelta una vaga quanto astratta tavola di valori, modellabile come un chewing-gum, spesso utile solo a mascherare ben altri interessi. E a rincorrere l'idea pericolosa di uno Stato tuttofare, che mette a rischio l'educazione, riduce la libertà espressiva e associativa, favorendo divisione e dimenticanza della tradizione.
"Più società fa bene allo Stato", abbiamo ripetuto in questi anni. Abbiamo trovato compagni di cammino sinceramente appassionati, a volte appartenenti a campi diversi dello schieramento politico. Le prossime scadenze elettorali sono un appuntamento importante di questa battaglia, perché la libertà non si favorisce con le chiacchiere, ma con fatti e persone.