La raccolta è ogni giorno

La Giornata della Colletta Alimentare è una all'anno. Ma Marianna lavora in una cooperativa sociale: tra gli sguardi degli indigenti e l'etichetta sui pacchi, tocca con mano il volto della Provvidenza

Per me la Colletta avviene 364 giorni all’anno, non è un giorno solo. Quel giorno è l’apoteosi, è la visibilità, la bellezza che si comunica al mondo, la gioia di un popolo che si mobilita per qualcosa e qualcuno, ma io la vedo e la vivo ogni giorno.
Lavoro in una cooperativa sociale: qui si accolgono mamme con bambini in estrema difficoltà, sia economica che sociale.

Vivo la Colletta ogni giorno quando apro uno scatolone con gli alimenti che servono per tutti loro, pasta, riso, carne in scatola, tonno ecc. e mi commuovo sempre quando vedo sul cartone il nome del supermercato. Solo la Colletta ha questa etichetta.
Vivo la Colletta quando il giovedì mattina arriva il furgone per portarci il fresco ritirato e invenduto dalla grande distribuzione.
Vivo la Colletta quando vedo negli occhi di chi porta a noi questi alimenti le parole “anche oggi c’è Qualcuno che ha visto e ha provveduto”.



Capisco che cos’è la Colletta quando vedo le donne arrivare alla svelta, silenziose, con gli occhi bassi quasi vergognosi, con i loro bambini, alcuni anche piccoli, per ritirare da noi quello che possiamo dare loro. Prima ti guardano così, ma dopo qualche tempo, anche qualche mese, lo sguardo comincia ad alzarsi e dal timore iniziale inizia un percorso nuovo, diverso. Ora ti salutano, alcune si fermano a scambiare qualche parola, ma si capisce che in fondo c’è ancora un disagio che non si toglieranno mai. Però quando escono dalla nostra porta, vedo che sono più sollevate, alcune addirittura sorridono.

Io non so cosa significa avere fame, provare fame. Non avere nulla da mettere in tavola la sera. Io non so cosa significa non avere il pane, la frutta, non so cosa vuol dire avere il piatto vuoto, ma l’idea che oggi ci sia ancora chi butta il cibo e chi è costretto a rovistare nell’immondizia o a elemosinare l’indispensabile, non mi dà pace.
Quando ero una scout, la Colletta per era un gesto importantissimo, quasi un rito. Davanti al supermercato del paese stavo attenta a capire dove sarebbe andato a finire tutto il cibo che stavamo raccogliendo; non lo sapevo, ma lo intuivo.

Intuivo che stavo facendo, non solo una buona azione da scout, ma che era una cosa giusta per me.
Oggi quel gesto è diventato bambino, donna, anziano; è diventato un volto, una persona.
Questo è per me la Colletta, toccare con mano il volto della Provvidenza, il volto di Dio. Vedere Dio fatto povero che sta reclamando la mia attenzione e che mi invita a non stare ferma, a non adagiarmi.

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Ma quando il dolore prende il sopravvento e mi ritrovo impotente davanti a tante situazioni, quando viene meno il coraggio di stare davanti al grido di un uomo, quando fatico ad accettare questa prova, mi ricordo di un monito che porto sempre nel cuore: «Ricordati che non stai portando un fardello (un peso), ma chi hai davanti è realmente tuo fratello».

Il giorno della Colletta per me è così. Per la mia vita capisco che è più semplice spenderla nella concretezza di un grande dono ricevuto e che posso ogni volta ri-donare a mia volta.

Marianna, Milano