Vacanze. La scoperta di una dimora

La sorpresa di alcuni giorni passati insieme ad alcuni amici, il sentirsi accolti, l'approfondirsi della conoscenza e del confronto. Una comunione vissuta che permette di «dire sì a Dio ogni giorno»

Caro Davide, un’esperienza che ha provocato me e mio marito è stata quella della vacanza a Prati di Tivo, alla quale abbiamo deciso di partecipare per il desiderio di vivere qualche giorno di convivenza con gli amici della nostra diocesi e quella di Fano. Mi ha subito stupito e commosso l’accoglienza manifestata verso di noi, unici di Urbino, a partire da Antonio, Morena, Manuela e Toni con cui ci siamo messi a tavola, cosa che ci ha permesso di conoscerci meglio e confrontarci.

Ho notato il forte legame che unisce molti componenti dell’intero gruppo e, sinceramente, ho provato un po’ di invidia. Ho visto persone davvero amiche fra loro, cioè desiderose di condividere il destino l’una dell’altra, legame che può sussistere solo se è fondato su Cristo. L’ affezione comporta un lavoro ed è stato bello vedere l’impegno dei responsabili nell’organizzare il soggiorno in modo da permettere a ciascuno di fare un’esperienza autentica. Tutti i momenti e le attività sono stati preparati con cura, a prescindere dalla loro rilevanza (giochi, preghiera, passeggiate). Guardando questi amici ho pensato agli Apostoli intorno a Gesù: c’era secondo me lo stesso clima perché il guardarsi, il parlare, il rapportarsi tra le persone non è stato banale o superficiale, ma centrato sul senso dello stare insieme.

Quello che ho visto mi ha contagiato e mi ha indotto a mettermi in gioco. Mi sono divertita. Mi sono sentita a casa. Ho scoperto la comunità come dimora dove i problemi esistono ma sono affrontati insieme mettendo al centro Cristo. Non è che io non viva un’esperienza di amicizia in Cristo, è che non è sempre palese lo scopo dell’incontrarsi, non sempre si condivide la concretezza della vita.

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Che piacere vedere la dinamicità e l’entusiasmo di Marco, il senso di responsabilità di Antonio, il mettersi in gioco di Manuela, la disponibilità e la discrezione di Tony, il coinvolgimento di Monica, l’impegno di Paola, il desiderio di confronto di Mary, lo sguardo di Stefano… E potrei continuare. A me è successo di rivedere riaccadere l’Avvenimento. Ho sperimentato quello che dici nell’intervento all’Assemblea dei Centri culturali: «Una fede matura è una fede nutrita dell’amicizia con Cristo, che si esprime innanzitutto nella nostra comunione vissuta, esercitata ed espressa in tutti gli aspetti del nostro rapporto con la realtà». La provocazione è stata dunque quella di vivere a fondo la compagnia per poter dire sì ogni giorno a Dio ed essere libera, cioè aderente a Cristo, centro della vita.
Maria Laura, Urbino